L’antica passione per il gioco d’azzardo, un tempo relegata alle taverne medievali, è oggi dilagata nelle case di milioni di italiani grazie alla rete internet e ai suoi casinò virtuali. Un passatempo in apparenza innocuo può però trasformarsi in una pericolosa dipendenza, distruggendo famiglie e vite. Giocare d’azzardo in maniera responsabile: ti spieghiamo come.
In questo viaggio nel mondo del gambling online cercheremo di fare luce sui suoi lati oscuri. Scopriremo come riconoscere i segnali della patologia da gioco, sempre più diffusa nel nostro paese.
La nostra guida in questo viaggio sarà la prudenza: virtù rara ma oggi più che mai necessaria per non cadere nelle temibili spire della dipendenza. Insieme cercheremo di promuovere un gioco davvero “responsabile”, perché il vizio dell’azzardo non intacchi le nostre vite e quelle dei nostri cari.
Il gioco d’azzardo in Italia: luci e ombre di una passione nazionale
In Italia il gioco d’azzardo è una vera e propria passione nazionale, che muove un giro d’affari miliardario. Tuttavia, accanto ai lati positivi dell’industria del gambling, non mancano zone d’ombra.
Il nostro ordinamento ha cercato di regolamentare il fenomeno, legalizzando nel tempo varie tipologie di giochi, dalle scommesse sportive ai casinò online. L’intento del legislatore è duplice: da un lato sottrarre risorse alla criminalità organizzata, dall’altro rimpinguare le casse dello Stato con nuove entrate fiscali.
Tuttavia spesso le norme sono state approvate in modo frettoloso e contraddittorio. Da una parte si autorizza la diffusione del gioco legale, dall’altra si tenta debolmente di frenarne gli aspetti patologici, come la dipendenza. L’Italia è molto indietro rispetto ad altri paesi europei nella prevenzione del gioco problematico.
Manca una legislazione organica che educhi alla responsabilità, limiti la pubblicità aggressiva, aiuti i soggetti a rischio e finanzi centri specializzati nel recupero dalle dipendenze. Anche il linguaggio utilizzato, come il termine fuorviante “ludopatia”, tende a minimizzare la gravità del fenomeno.
È auspicabile che in futuro le istituzioni adottino un approccio più consapevole, equilibrando le esigenze dell’erario con quelle della salute pubblica. Solo così il gioco d’azzardo potrà restare un divertimento innocuo per la maggioranza degli italiani, senza trasformarsi in una patologica ossessione.
La metamorfosi del vizio: da innocuo passatempo a patologia distruttiva
Il gioco d’azzardo affonda le sue radici nella notte dei tempi. Presso le antiche civiltà era un semplice svago, un modo per ingannare il tempo in compagnia. Col passare dei secoli però, per alcuni è diventato un vizio. E in casi estremi, si è trasformato in una vera e propria patologia.
Oggi la comunità scientifica riconosce il “gioco d’azzardo patologico” (GAP) come una dipendenza paragonabile alle compulsioni ossessive. Chi ne soffre non riesce più a resistere all’impulso di giocare, nonostante le gravi conseguenze economiche e sociali. Perde il lavoro, dissangua il conto in banca, finisce sul lastrico. Eppure non riesce a fermarsi, in un vortice autodistruttivo.
Spesso il GAP si manifesta in persone già affette da disturbi mentali, ed è favorito da fattori psicologici ed ambientali. Ansia, depressione, bisogno di evasione: chi è vulnerabile può finire preda della dipendenza.
Occorre prevenire ed educare, soprattutto i più giovani. E aiutare chi è precipitato nel baratro a risalire la china. Perché dal vizio occasionale al male oscuro il passo può essere breve. E non tutti hanno la forza d’animo necessaria per resistere al richiamo delle sirene.
I 10 campanelli d’allarme della dipendenza
Il gioco d’azzardo può trasformarsi da innocuo passatempo a patologia distruttiva. Ma come riconoscere che si è oltrepassato il limite e si è caduti nella dipendenza?
Gli esperti hanno stilato una lista di 10 segnali che dovrebbero far scattare un campanello d’allarme:
- Pensare ossessivamente al gioco
- Aumentare sempre più la posta per ottenere eccitazione
- Non riuscire a smettere di giocare
- Provare ansia e irritabilità se si cerca di fermarsi
- Usare il gioco come fuga dai problemi
- Tornare a giocare il giorno dopo per recuperare le perdite
- Mentire ai propri cari sull’entità del problema
- Commettere atti illegali per racimolare denaro
- Perdere relazioni e opportunità di lavoro per il gioco
- Contare sugli altri per uscire da situazioni finanziarie disperate
Chi manifesta almeno 5 di questi comportamenti per un periodo prolungato può essere affetto da gioco d’azzardo patologico. In tal caso è fondamentale cercare aiuto e non vergognarsi di ammettere la dipendenza. Perché riconoscere il problema è il primo passo per risolverlo. E uscire dal tunnel, con il supporto di familiari e specialisti, è possibile.
L’identikit del giocatore patologico: i campanelli d’allarme di una dipendenza subdola
Il gioco d’azzardo patologico è una malattia insidiosa, che distrugge finanze e rapporti senza dare segni esteriori evidenti. Ma esistono comportamenti-spia che possono far scattare l’allarme.
Il giocatore problematico tende alla segretezza, cerca di nascondere tempo e denaro spesi al gioco. Mente ai familiari, si isola dagli affetti. Non riesce a fermarsi, anche se è al verde. Chiede prestiti, vende beni, ruba pur di racimolare.
Mostra sbalzi d’umore, sensi di colpa. Ha crisi d’ansia e insonnia quando prova a smettere. Incolpa gli altri, nega d’avere un problema. Può arrivare anche al suicidio, nei casi estremi.
A livello neurologico, il suo cervello è alterato. La dopamina che regola gratificazione e umore ha picchi prima di giocare, crolli dopo aver vinto. L’ossessione per il gioco focalizza mente e sensi.
Individuare i segnali della dipendenza è vitale. I malati tendono a negarla, ma vanno aiutati. Perché rompere l’isolamento e curare la malattia, con terapie e gruppi di recupero, è possibile. E ricostruire vita e dignità vale la pena di provarci.
Le tre fasi della dipendenza secondo Custer
La teoria dello psicologo Robert Custer ha gettato luce sui meccanismi della dipendenza da gioco. Egli individua tre fasi attraversate dai giocatori patologici:
- Fase Vincente: dopo una grossa vincita, il giocatore prova euforia e si illude di poter ripetere i successi. Aumenta tempo e denaro spesi, entrando nella spirale.
- Fase Perdente: il gioco diventa centrale nella sua vita. Pur di giocare mente, ruba, si indebita. Iniziano i disturbi psico-fisici. Insegue le perdite, illudendosi di recuperarle.
- Fase della Disperazione: emarginato e solo, spesso con altre dipendenze, è sull’orlo del suicidio. Si rende conto della gravità della situazione e cerca aiuto.
Il modello di Custer fa luce sul progressivo sprofondare del giocatore in un tunnel da cui è difficile emergere. Riconoscere le diverse fasi può aiutare i malati a prendere coscienza della dipendenza. E spronarli a reagire, prima che l’autodistruzione sia irreversibile. Un monito per tutti sulla necessità della prevenzione.
Le tappe della guarigione secondo Custer
Per Custer, anche la via d’uscita dalla dipendenza ha tre fasi:
- Fase Critica: presa di coscienza. Il giocatore cerca aiuto e smette di giocare.
- Fase di Ricostruzione: lento miglioramento psichico. Riassetto economico. Recupero dei rapporti distrutti.
- Fase di Crescita: definitivo superamento della dipendenza. Ritorno a una vita normale.
Custer individua anche varie tipologie di giocatori. Tra cui il “compulsivo”: totalmente assorbito dal gioco, al punto da trascurare ogni altro aspetto dell’esistenza.
Studi recenti puntano l’attenzione sui rischi dell’online per gli adolescenti. La facilità di accesso al gioco virtuale rende i giovani più vulnerabili. In una fase delicata di formazione della personalità, possono sviluppare facilmente compulsività.
Ecco perché è cruciale prevenire fra i più giovani, educandoli a un approccio responsabile. E vigilare su campanelli di allarme, per intervenire prima che la dipendenza prenda il sopravvento. Dando loro modo di costruire in serenità la propria vita.
La speranza oltre la dipendenza
La strada che porta dal gioco occasionale alla dipendenza patologica può essere molto breve. È un percorso subdolo, che si insinua silenziosamente nella vita delle persone, per poi travolgerle in un vortice autodistruttivo. Riconoscere i segnali del problema è il primo passo. Rompere l’isolamento, cercare aiuto, avviare un percorso di recupero il secondo.
Guarire completamente forse non è sempre possibile. Ma dare un futuro diverso a se stessi e ai propri cari vale la pena di provarci. L’importante è non arrendersi mai, e continuare ostinatamente a combattere la battaglia contro il “demone del gioco”. Per ritrovare, un giorno, la libertà perduta. E tornare finalmente a vivere.
Domande frequenti sul gioco responsabile
Quali sono i primi segnali che indicano una possibile dipendenza dal gioco d’azzardo?
I primi segnali possono essere pensare ossessivamente al gioco, aumentare sempre più la posta, sentirsi in ansia se si prova a smettere di giocare, usare il gioco come fuga dai problemi quotidiani.
Come si può aiutare un familiare affetto da dipendenza da gioco?
Innanzitutto non bisogna giudicarlo ma comprenderlo e sostenerlo. Importante è motivarlo a cercare aiuto professionale, metterlo in contatto con gruppi di auto-aiuto e specialisti. Fondamentale è non assecondarlo dandogli soldi.
I giovani sono più a rischio dipendenza da gioco online?
Sì, i giovani sono molto più vulnerabili. La facilità di accesso al gioco virtuale e la familiarità con internet possono portarli più facilmente a sviluppare compulsività.
Esistono farmaci per curare la dipendenza da gioco d’azzardo?
Non esistono farmaci specifici. Le terapie si basano su approcci psicologici, di gruppo, familiari per modificare comportamenti e atteggiamenti verso il gioco.
Si può guarire completamente dalla dipendenza da gioco?
Anche se è molto difficile, con un percorso di recupero adeguato e costante impegno è possibile liberarsi dalla dipendenza, ricostruire la propria vita e non ricadere nel problema.
Sono uno dei fondatori di Poker Italia Web, la voce libera del gioco. Sono nel settore dei giochi dal 2009 e oltre al poker sono appassionato di scommesse sportive, criptovalute e viaggi.