Il poker negli USA sta tornando a guadagnare consensi. Dalle pagine del New York Times, lo scrittore Charles Murray elogia il poker in quanto gioco meritocratico che riesce ad unire persone di qualsiasi estrazione sociale.

Il poker negli USA sta tornando a guadagnare consensi. Dalle pagine del New York Times, lo scrittore Charles Murray elogia il poker in quanto gioco meritocratico che riesce ad unire persone di qualsiasi estrazione sociale.

 

Buone notizie per il poker statunitense. Il Nevada ha riaperto le porte del poker online e uno dei quotidiani più famosi del mondo, il New York Times, ha speso parole molto positive per il gioco. Lo ha fatto con un articolo di Charles A. Murray, autore ed editorialista molto noto, che ha scelto un titolo molto chiaro: ‘Poker is America‘. In questo pezzo Murray racconta la sua esperienza e spiega come il poker sia un gioco che riesce ad unire tanti tipi di persone e giocatori… Ecco di seguito una traduzione quasi integrale:

 

Cominciamo con il dire questo: nel poker ci sono in ballo i soldi. Se non ci fossero io non ci giocherei. Ma anche quando perdo, mi diverto. Adoro giocare a poker per fuggire dal mondo nel quale vivo di solito e mi piace giocare in particolare all’Hollywood Casino di Charles Town, West Virginia, dove mi potete trovare due pomeriggi a settimana.

 

Un tavolo di Charles Town di solito ha almeno due o tre asiatici, uno o due giocatori di colore, forse un latino-americano e quattro/cinque bianchi come me. L’età puà variare dai 20 anni a quelli più anziani come me, chiusi e passivi. I giocatori nella vita si occupano delle cose più disparate. In un tavolo qualche settimana fa avevo un colonnello in pensione da una parte e il proprietario di un ristorante vietnamita dall’altra. C’erano anche un fattore ricoperto di tatuaggi e un ex funzionario della Casa Bianca. A volte ti siedi ad un tavolo silenzioso, ma molto più spesso si chiacchiera di sport, famiglia, fidanzate e poker. Quasi mai di politica, per fortuna.

 

Se sei un regular, conosci il dealer che ti ha dato carte per lunghe ore e anche qualche altro giocatore. La conversazione è sempre educata e piacevole. Si usa l’espressione ‘Sir’ più che in una base militare. Per esempio, quando il tuo rivale fa un incredibile call che si rivela vincente, il galateo del poker vuole che tu ti rivolga a lui con un tono delicato: “‘Come ha potuto fare quel call, Sir?’ Il poker è cortese in molti modi. Gongolare per un piatto vinto o lamentarsi per uno perso è sbagliato. Quando hai vinto in maniera fortunata, dovresti riconoscerlo per rispetto dell’avversario.

 

I tavoli da poker sono meritocrazia pura. La gerarchia di rispetto a Charles Town si basa sulla tua abilità al gioco. Puoi stare simpatico o no, ma se sei un cattivo giocatore sei un cattivo giocatore e basta. Se siete dei dirigenti potenti e avete carriere illustri alle spalle, niente può riportarvi con i piedi per terra quanto una partita di poker in un casinò pubblico. Il poker è un gioco di informazioni incomplete che richiede capacità intellettuali, autocontrollo e coraggio. Quando vieni outplayato regolarmente da un 28enne con una divisa da football e un cappello girato al contrario, è difficile criticarlo perchè non si veste da adulto e non va al college.

 

A Charles Town in un anno e mezzo non ho mai visto tensioni tra gente di classi e sessi diversi. Non dico che questi scontri non capitano mai, ma io non ho mai assistito personalmente a certe scene. Solo una volta capitò qualcosa di spiacevole. Ero ad un tavolo con un croato, un afgano, un coreano ed un indiano. Tutti comunque cresciuti negli Stati Uniti, a giudicare dal loro inglese perfetto. La conversazioni si era spostata sui figli e io rivelai che mia figlia era fidanzata con un italiano, un vero italiano di Bologna. Calò il silenzio e l’afgano mi chiese: ‘Ti fidi di lui?’. Gli altri mormorarono la stessa cosa. Ero seduto di fatto insieme a degli americani che esprimevano dubbi sugli stranieri…

 

L’anno scorso ho pubblicato un libro dal titolo ‘Coming Apart’ lamentandomi della nuova upper class e della sua ignoranza. Ho ricevuto molte critiche per non aver mai fatto proposte concrete per risolvere il problema. Ok, ora ne ho una: non legalizzate soltanto il poker. Rendetelo obbligatorio”.

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