To deal or not to deal, that is the question. Parafrasiamo una famosissima citazione di Shakespeare per riproporre l’eterno dilemma dei deal nei poker live, tornato decisamente d’attualità dopo l’ultimo Tana delle Tigri disputato al Perla.
To deal or not to deal, that is the question. Parafrasiamo una famosissima citazione di Shakespeare per riproporre l’eterno dilemma dei deal nei poker live, tornato decisamente d’attualità dopo l’ultimo Tana delle Tigri disputato al Perla.
To deal or not to deal, that is the question. Parafrasiamo una famosissima citazione di Shakespeare per riproporre l’eterno dilemma dei deal nei poker live, tornato decisamente d’attualità dopo l’ultimo Tana delle Tigri disputato al Perla.
Ormai di deal e accordi nei tornei live ne abbiamo visti di tutti i tipi. Prima di addentrarci in questo delicato campo, premettiamo subito che i giocatori hanno a disposizione moltissimi modi per ‘falsare’ o comunque modificare il payout ufficiale di un evento. Lo ‘swap’, ovvero lo scambio di quota, è per esempio un comune tipo di compravendita che si può attuare interessando i buy-in e i premi finali di un torneo. Fin da subito dunque un MTT può essere manipolato con questo tipo di accordi che non possono essere eliminati.
Le fasi però più delicate per quanto riguarda il nostro tema centrale sono storicamente due: la bolla e il final table. Nell’ultimo appuntamento con il Tana delle Tigri proprio questi due momenti hanno scatenato un dibattito sulla legittimità di certi comportamenti e certe decisioni. Al casinò Perla infatti si è prima scelto di fare un patto a quattro eliminazioni dalla bolla per ‘salvare’ tutti i presenti e restituire ben 4 buy-in, poi tutto si è concluso con uno split praticamente alla pari tra 8 giocatori.
Le ragioni di questi accordi in questo caso specifico sono da rintracciare solamente nel tipo di field, visto che al Tana sono arrivati in fondo molti giocatori amatoriali, mossi soprattutto da uno spirito di socializzazione. Non vogliamo soffermarci però troppo su questo caso, che abbiamo già seguito da vicino sul nostro blog live, ma parlare più in generale del salvataggio della bolla e dei deal finali nei tornei. Sui social network infatti in questi giorni si è sviluppato un ampio dibattito, molto interessante.
Partiamo dalla ‘difesa’ più comune che utilizzano i giocatori in questi casi. Loro rivendicano il fatto di aver pagato il buy-in e di poter quindi prendere qualunque decisione che riguardi un rientro economico. Un organizzatore però può tranquillamente ribattere, specificando che nel momento in cui si prende parte ad un evento di tipo sportivo o comunque con delle regole, bisogna accettare certe condizioni e rispettare dei limiti.
Non si può ridurre infatti tutto ad un discorso di soldi, dietro ad un torneo c’è anche uno staff che lavora e che predisponde tutto al meglio per uno sviluppo regolare del torneo. Per esempio ci può essere un premio di consolazione per il bubble-man di turno, che quindi non dovrebbe essere ‘salvato’ in altri modi. Al tavolo finale invece potrebbe essere tutto pronto per uno streaming, ad esempio. Non sarebbe bello spendere soldi ed energie per un tavolo che magari dura due mani prima di un deal finale…
Ovviamente nel live ci può anche essere una copertura mediatica che prevede uno sviluppo di tipo sportivo nel torneo. Immaginatevi chi segue un blog live da casa per tre giorni e poi tutto si conclude prematuramente con un’unica foto di gruppo dei vincitori… Se la stessa cosa capitasse in altri sport, quelli veri, non sarebbe affatto piacevole. Anzi, non sarebbe proprio legale.
Oltre a tutte queste considerazioni, bisognerebbe inoltre parlare dell’aspetto puramente tecnico del gioco. Eliminare il gioco in bolla o al tavolo finale è una cosa abominevole per gli amanti del poker. Facciamo ancora una volta un paragone sportivo. Immaginate se in una partita di calcio si decisesse su un punteggio di parità di non giocare gli ultimi 15 minuti. Come già detto non sarebbe bello e soprattutto non sarebbe regolare!
In certi casi nei tornei live gli accordi in bolla vengono fatti addirittura escludendo i giocatori in disaccordo. Si raccoglie cioè una somma da dare all’eliminato solo se ha partecipato a questa colletta. Capite bene che questo è un caso ancora più grave, dove le dinamiche di gioco vengono completamente stravolte. Per complicare il quadro bisogna ricordare che spesso ci sono giocatori che non sono qualificati o invitati e non hanno pagato il buy-in, quindi per loro il momento della bolla ‘sposta’ molto in termini economici.
Non possiamo ovviamente concludere l’analisi dei vari fattori del live senza citare la problematica durata dei tornei e la conseguente stanchezza dei giocatori. Questo purtroppo è un problema di difficile soluzione, perché un torneo è bello quando è tecnico e per essere tecnico deve durare tanto. Solo in circuiti del calibro dell’EPT ci si può permettere di organizzare eventi della durata di una settimana.
Chiudiamo la nostra analisi però tornando al punto di partenza, ovvero i soldi che i giocatori investono nel buy-in. In tanti affermano che qui sta il problema centrale. Forse troppi giocatori si ‘lanciano’ in eventi live troppo costosi per le loro tasche, escludendo le spese di viaggio, hotel, ecc… Se davvero il buy-in di un live potesse essere considerato come un buy-in online, non ci sarebbero forse tutte queste discussioni, una bolla scorrerebbe via molto più velocemente e tutti punterebbero a giocare ‘per i massimi’, cioè per i premi più ricchi.