La scorsa domenica l’Italia si è laureata Campione del Mondo di poker live grazie all’affermazione nella Global Poker Master. Una vittoria che avrà davvero riscontri positivi per il poker nostrano?
La scorsa domenica l’Italia si è laureata Campione del Mondo di poker live grazie all’affermazione nella Global Poker Master. Una vittoria che avrà davvero riscontri positivi per il poker nostrano?
La scorsa domenica l’Italia si è laureata Campione del Mondo di poker live grazie all’affermazione nella Global Poker Master. Una vittoria che avrà davvero riscontri positivi per il poker nostrano?
Con la conclusione del primo appuntamento della Global Poker Master si possono tirare le somme riguardanti questo evento autoproclamatosi “Coppa del Mondo di poker live“. Praticamente si è giocato il campionato del mondo per nazioni di poker sportivo, al pari degli altri sport come il calcio o il basket, giusto per citarne due dei più seguiti.
Il torneo è stato un successo, sottoscritto innanzitutto dai giocatori. Difficilmente si potranno rivedere seduti ad un torneo simile (che era un freeroll senza nessun premio in denaro, è bene non dimenticarlo) giocatori del calibro di Bertrand ‘ElkY’ Grospellier, Ike Haxton, Eugene Katchalov, Olivier Busquet, Ole Schemion, Dan Smith, Vladimir Troyanovksiy, Marvin Rettenmeier, Vanessa Selbst, Jonathan Duhamel e tanti altri. Senza ovviamente dimenticare i nostri Mutapha Kanit, Andrea Dato, Dario Sammartino, Rocco Palumbo e Giuliano Bendinelli, il Team Italy che ha portato a casa il premio da vincitori.
Il Team Italy è stato protagonista della Global Poker Master dal primo giorno, quando ha chiuso al primo posto dopo la prima tornata di sit’n’go, per poi chiudere la giornata al terzo posto. La vittoria italiana è stata quindi schiacciante, con un progredire inesorabile col passare dei round di gioco, fino ad arrivare all’heads-up con la Russia con un vantaggio facilmente invidiabile, per chiudere con un inesorabile 3-0 nei confronti degli avversari.
Siamo quindi Campioni del Mondo, come lo fu la nazionale di Lippi nel 2006. Ma il poker non è propriamente uno sport di squadra e quello che più ha impressionato positivamente è stato proprio il format della competizione, studiato davvero bene e che ha permesso ai giocatori di interagire tra loro proprio come farebbe una qualsiasi squadra di un altro sport nazional popolare.
Tornando alla domanda del titolo, cosa cambia per il nostro poker ora che siamo Campioni del Mondo? Direi poco o niente. Questa appena conclusa era la prima edizione della Global Poker Master. La cassa di risonanza di una vittoria simile è ancora rinchiusa nei confini degli appassionati del gioco. Come se si fosse diventati primi al mondo nelle bocce: lo avrebbero saputo solo coloro che giocano a bocce e che seguono quei pochi eletti assunti al ruolo di rappresentati la propria nazione, spesso compagni di gioco nei circoli e nelle bocciofile che siano.
Il poker è uno “sport” in crescita rispetto allo scorso decennio, ma in netta crisi negli ultimi due-tre anni. Si è raggiunti quello che è il punto di assestamento del mercato e difficilmente si tornerà ai fasti dei primi tempi. A poco sono serviti i pezzi celebrativi su testate nazionali come La Gazzetta dello Sport, che avranno letto in molti ed accolto con piacere la notizia. Ma poi archiviata come, appunto, la vittoria in un torneo mondiale di sport minore e ai più sconosciuto nelle modalità e nelle regole.
Andiamo avanti quindi, da Campioni del Mondo. L’unica speranza è che, da oggi, i nostri giocatori non siano più visti come dei polli da spennare da quelli delle altre nazioni. Cosa che, diciamola tutta, spesso i nostri migliori giocatori hanno sfruttato a proprio favore, facendo la parte del pesciolino per poi diventare squalo alla prima occasione buona. Ed ora abbiam perso anche questo…