Problemi di gioco, capitali dilapidati in folli sessioni al recupero. Tutti errori enormi per un giocatore che però spesso nascondono patologie gravi. Vediamo di fare un po di luce in questo delicato tema.
Quale che sia la natura del giocatore italiano è innegabile che qualunque gioco, skill game o meno che sia, nel momento stesso in cui presuppone una spesa e una vincita di denaro può potenzialmente generare casi di abuso e, ancor peggio, patologia.
Prendiamo ad esempio le slot da bar. Nel caso di un giocatore che tenda a riversare in quel tipo di gioco il resto di una consumazione, pagato con banconote di piccolo taglio beninteso, il problema non sussiste. Ovviamente il salto si verifica nel momento in cui le somme giocate siano largamente influenti sul bilancio mensile di una persona.
Qualsiasi attività umana può essere portata ad un livello patologico, anche lo shopping
Il poker, come tutte le altre attività che prevedano un dispendio monetario, non è esente da questo problema, basti pensare che anche per gli acquisti di abbigliamento possiamo avere problemi di compulsività e quindi di spese ingenti che portano alla rovina. La natura skill del poker però porta ad un grosso fraintendimento fra le due parti in causa. Da un lato i suoi difensori difendono il gioco in se’, il che è sensato. Personalmente, anzi, posso tranquillamente legarmi a questa schiera.
Il gioco d’azzardo induce il rilascio di serotonina, la sua carenza causa poi depressione smette di giocare
Sull’altra sponda i detrattori che argomentano sensatamente non possono che contrastare il movimento pokeristico chiamando in causa la presunta nocività del giocare soldi, della natura pericolosa di questa attività. Non condivido questa opinione perché sarebbe come dire che bisogna togliere i vestiti dalle vetrine per non indurre in tentazione gli ammalati di shopping compulsivo.
Sono molti gli stereotipi sui giocatori di poker, ma ognuno di essi se protratto a lungo diviene un’offesa
Pur constatando questi fattori però, non dobbiamo cadere nella facile tentazione di schernire chiunque cada nei problemi legati al gioco. Non basta apostrofare “donk” chiunque perda ai tavoli da poker per risolvere il problema. Certo, nella stragrande maggioranza dei casi siamo davanti a persone che, magari convinte delle loro possibilità, giocano senza rendersi conto di quello che fanno. Ma in certi altri casi, abbiamo davanti dei veri e propri casi patologici che non meritano derisione, ma al contrario serietà e aiuto.
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Luca “ilFilosofo” Barbi