Narcisismo e mancanza di umiltà. Come cambiano il nostro modo di giocare? Cerchiamo di analizzare insieme i motivi che spingono ogni giocatore che vuole vincere a tenere a bada questi sentimenti.
Narciso si chinò per guardare la sua immagine riflessa sulle acque di uno stagno. Quel che vide gli piaque al punto da cercare di raggiungere, quasi per afferrarlo, ciò che in fondo non c’era, quel che a ragion veduta, non era che una piccola ed effimera illusione: la sua bellezza. Cadde e non si rialzò mai più; dovette arrendersi alle acque di quello stagno che sembrava così placido da non poter far male.
Quanto di Narciso ritroviamo nei giocatori di poker? Spesso troppo. Il poker è un gioco che per sua natura stimola l’ego. Quante volte ci è capitato di riuscire in una bella giocata e sentirci soddisfatti ed appagati da noi stessi? Se abbiamo studiato qualche cosa tra libri e forum possiamo dire che ci sia capitato un buon numero di volte. Ognuna di queste buone giocate va a stimolare il nostro ego e lo stimola a farci ritenere di non aver nulla da imparare da nessuno.
Un errore madornale, che spesso ho intravisto in svariati giocatori durante le mie esperienze come blogger durante i tornei live. Il miglioramento è fondamentale per chiunque si approcci a questo gioco e se in virtù di qualche risultato la pienezza di sè va ad inficiare il bisogno di miglioramento percepito, credo che la carriera di ogni giocatore, in quel preciso momento, giunga ad un punto di stallo difficilmente sanabile prima di una lunga serie di risultati negativi.
Umiltà quindi, accanto allo studio da sempre oggetto degli incoraggiamenti della nostra comunity, umiltà necessaria per poter comprendere quando fare un passo indietro e mettere in discussione noi stessi prima di accusare la sfortuna.
scritto da Luca ‘ilFilosofo‘ Barbi