Un professionista di scherma che si diletta con il poker. È la storia di Jamie Kenber, che in un'intervista rilasciata a un noto portale inglese, confessa come tra Texas Hold'em e scherma ci siano molte più somglianze di quanto si pensi.
Jamie Kenber è un grande della scherma, uno di quegli uomini che armati e con indosso degli indumenti buffi gareggiano davanti ad un pubblico di entusiasti. Già questo basterebbe per farci capire quanto scherma e poker abbiano in comune. Abiti buffi a parte, Jamie è un caso particolare tra gli schermidori e i suoi legami con il Texas Hold’em non si limitano a questi.
Laureato a Oxford, la sua passione per la spada è nata all’età di otto anni. «Non è così difficile che una spada desti interesse in un bambino di otto anni» spiega spiritosamente Jamie. L’unico problema è che pur giocando ad altissimi livelli la scherma non è uno sport in grado di mantenerlo. È così che il poker entra nella sua vita.
«Nel caso in cui non riesca ad avere abbastanza studenti per le ripetizioni posso pensare di giocare un po’ apoker» racconta Jamie. «Ho centrato qualche buona vittoria, ma non è una fonte attendibile di guadagno a meno che non si pensi di dedicare molto tempo al gioco».
Come pokerista Kenber si definisce un «hobbista decente» ma il suo rapporto con il poker passa anche per la scherma. «Ci sono punti d’incontro. Durante una gara di scherma qualcuno potrebbe cercare di farvi pensare di tentare un attacco senza avere effettivamente l’intenzione di portarlo in fondo. È una cosa che accade spesso anche nel poker, secondo dinamiche diverse. Si chiama bluff»
Dopo qualche acciacco al ginocchio durante gli ultimi due anni di attività Jamie si sta preparando per partecipare alle prossime Olimpiadi. «Penso che la gente sia impressionata da quello che vedono dello sport», dice Kember. «È divertente da guardare e ci vuole un bel po’ di tempo per impararne le regole e le tattiche. Vi dico però che ne vale la pena» e chissà se Jamie stava parlando del poker o della scherma.