Nonostante i problemi ormai noti che affliggono il mercato del poker italiano sembra che il nostro modello normativo sia apprezzato dalle nazioni europee che, con le dovute ma lievi modifiche, in sempre maggior numero si stanno affiancando all’Italia nella creazione di un network nazionale.
Ultima arrivata è la Bulgaria che grazie al provvedimento sul gioco online emanato dal governo centrale di Sofia potrà contare su un mercato che, almeno secondo le stime, garantirà introiti per 50 milioni di Euro in tasse.
L’Italia è stata presa come modello anche per quanto riguarda l’opera censoria dei siti web inerenti poker room e case da gioco non in possesso della licenza statale. Non c’è da stupirsi di come l’opinione pubblica abbia accolto con freddezza questo ulteriore provvedimento che, in una repubblica così giovane, lascia presagire nuovamente i pericoli della censura alla stampa.
Al di la della cronaca è legittimo chiedersi in che modo il proliferare di mercati nazionali potrà influire sulla futura creazione di un poker.eu. Se è vero che la direzione campanilistica presa dai legislatori di parecchie nazioni ci allontana da un ambiente di gioco più globale e comunitario, vero è altresì che proprio passando attraverso le problematiche intrinseche dei mercati ristretti può sorgere l’esigenza di una regolamentazione più lungimirante e ad ampio respiro. D’altronde lo stop alla deregulation dei giochi online è ormai la direzione presa dalle maggiori nazioni europee che, in altre parole, sembrano così decretare la fine imminente di quel punto com che noi tutti abbiamo amato fino a qualche tempo fa.