Il campione del mondo del Main Event delle WSOP 2003 ha pubblicato ieri, sul suo blog ufficiale, un lungo pezzo su cosa significhi diventare un giocatore di poker professionista. Ecco un estratto dei passaggi più significativi.
Il campione del mondo del Main Event delle WSOP 2003 ha pubblicato ieri, sul suo blog ufficiale, un lungo pezzo su cosa significhi diventare un giocatore di poker professionista. Ecco un estratto dei passaggi più significativi.
Il campione del mondo del Main Event delle WSOP 2003 ha pubblicato ieri, sul suo blog ufficiale, un lungo pezzo su cosa significhi diventare un giocatore di poker professionista. Ecco un estratto dei passaggi più significativi.
Molte persone pensano che diventare giocatori di poker professionisti sia una passeggiata, ma naturalmente non è così. In un lungo e interessante pezzo pubblicato sul suo blog in qualità di membro del Team Pro di PokerStars.com, Chris Moneymaker è tornato ancora una volta su un argomento spesso dibattuto: che cosa ci vuole per diventare dei poker player a tempo pieno?
Il vincitore del Main Event delle WSOP 2003 apre con una battuta, scrivendo che tale domanda è la seconda che gli pongono più spesso, dopo “ma Moneymaker è davvero il tuo cognome?”. Chris ricorda come lui stesso, dopo quella vittoria che non solo gli cambiò la vita, ma cambiò per sempre la storia del poker, non diventò immediatamente un giocatore professionista, ma continuò a lavorare per altri otto mesi. Una decisione del genere, infatti, non va presa alla leggera: occorre amare davvero il poker ed essere sicuri che questa passione non sfiorirà con gli anni a venire. Perché, ricorda Moneymaker, “quello che prima era un divertimento, quando si passa a professionisti diventa un lavoro. E lavoro significa molte responsabilità”.
Il giocatore statunitense suddivide il suo ragionamento in quattro punti. Per poter fare la vita del giocatore di poker professionista occorre: sapere che occorrerà studiare, essere pronti a un cambiamento radicale nel proprio stile di vita, pensare al poker come se fosse un business e, infine, ragionare sul lungo periodo.
Il primo punto è abbastanza chiaro: non ci si improvvisa giocatori di poker. Una volta bastavano forse le basi per poter vivere di poker, oggi che il gioco è diffuso su scala mondiale, e che la competizione è sempre più agguerrita, occorre studiare e tenersi aggiornati, migliorando costantemente le proprie skill e adattandole ai cambiamenti. Per quanto riguarda lo stile di vita, Moneymaker ricorda che la vita di un professionista è fatta di ore piccole, viaggi e periodi in cui si vince e si perde. Non esattamente uno stile che si adatta, ad esempio, a una persona che intende formarsi una famiglia.
Il terzo punto è forse quello più delicato. Il poker è a tutti gli effetti una professione da freelance: non ci sono ferie pagate o malattie, bisogna provvedere da soli. Inoltre, tornare indietro può non essere facilissimo: immaginate di aver giocato a poker per una decina d'anni, poi smettete e volete trovarvi un lavoro; cosa potreste scrivere nel curriculum?
Infine, Moneymaker fa notare come molti giocatori che hanno deciso di diventare professionisti lo hanno fatto ragionando sul breve periodo. Tanti giovani si sono fatti prendere dall'entusiasmo, senza tuttavia pensare che il poker non è solo gioco, ma anche studio e sacrifici, e senza considerare che ciò che può piacere a vent'anni, può non piacere più a trenta.