Quattro anni fa Londra, oggi Rio de Janeiro. Tornano le Olimpiadi e la comunità pokeristica si interroga nuovamente sul fatto se il poker un giorno mai vedrà il suo ‘nome’ fra le discipline riconosciute a livello olimpico.
Quattro anni fa Londra, oggi Rio de Janeiro. Tornano le Olimpiadi e la comunità pokeristica si interroga nuovamente sul fatto se il poker un giorno mai vedrà il suo ‘nome’ fra le discipline riconosciute a livello olimpico.
Quattro anni fa Londra, oggi Rio de Janeiro. Tornano le Olimpiadi e la comunità pokeristica si interroga nuovamente sul fatto se il poker un giorno mai vedrà il suo ‘nome’ fra le discipline riconosciute a livello olimpico.
Noi crediamo proprio che tale sogno del poker alle Olimpiadi resterà irrealizzato. Nonostante negli ultimi anni il poker sportivo abbia raggiunto una notorietà maggiore rispetto ad altri sport, oggi presenti fra le discipline olimpiche di Rio 2016, e nonostante nel 2010 sia stato inserito nella International Mind Sports Association, il poker come per gli scacchi, il sogno Olimpico resterà tale.
I motivi, possono essere svariati, sicuramente fra i tanti c’è quello che il poker viene considerato un gioco d’azzardo, che si basa troppo sulla fortuna. Ed è proprio nella parola gioco che possiamo racchiudere tutti i motivi, per cui il poker non potrà mai essere ammesso alle Olimpiadi. Non viene affatto considerato come sport, ma come semplice gioco, gioco di carte. Si ignora che per giocare e vincere a poker devi studiare una strategia al tavolo; si ignora il fatto che se vuoi arrivare in fondo ad un torneo, devi avere mente e anche fisico allenato; si ignora che al pari di altri sport, per raggiungere tali traguardi c’è bisogno di studio e tanto allenamento.
E allora voglio riprendere una citazione del grande Barry Greenstein, che tempo fa intervenne per dire la sul mancato interesse del mondo olimpionico verso il poker. “Se puoi guadagnare peso mentre lo stai facendo, non è uno sport”. Una frase che ti strappa un sorriso, ma che al tempo stesso ti porta a riflette.
Jeff Madsen, invece, disse: “Tutti gli eventi Olimpici hanno una componente di fortuna, in tutte le cose che facciamo la fortuna esiste. La fortuna esiste, è un dato di fatto”. Come dargli torto. Ricordate Steven Bradbury, pattinatore di short track e pilota automobilistico australiano, ricordato per aver vinto la medaglia d’oro nei 1000 metri alle Olimpiadi invernali di Salt Lake City del 2002 nella maniera più assurda di sempre. Lì si che ebbe una gran bella dose di fortuna, dato che i suoi avversari decisero di auto eliminarsi, cadendo come birilli davanti ai suoi occhi increduli.
Poi signori, diciamola tutta, il poker è noioso, per chi lo gioca, ma figuriamoci per chi lo guarda. Vuoi mettere vedere un’emozionata gara di tiro a segno. Che eccitazione (non) vedere il colpo che parte dalla canna dell’arma e raggiungere il bersaglio, wow che spettacolo. Ragazzi alle Olimpiadi possono andarci solo sport del genere, dove c’è bisogno di tanto allenamento fisico per praticarlo, ma sopratutto sono sport adrenalinici.
E ancora, signori: resta il dubbio amletico… ma semmai il poker dovesse diventare disciplina olimpica… ma lo vedremo alle Olimpiadi invernali o estive? Non sarà mica per questo che il poker non viene mai scelto? Che dire, accontentiamoci di vedere il pro Akkari portare la fiaccolo olimpica nel suo viaggio verso Rio 2016. Se vuoi seguire le Olimpiadi estive di Rio 2016 da protagonista ti aspettiamo su BetItaliaWeb!