Full Tilt Poker chiude definitivamente dal 25 febbraio. Dal team pro più forte del mondo, al Black Friday, la storia di una room rivoluzionaria ma finita male

Full Tilt Poker, una delle poker room più iconiche nella prima ondata del gioco, chiuderà definitivamente i battenti. Un sentimento di amore/odio per una room che ha fatto la storia del gioco online, ma che ha anche dato il via al domino del Black Friday del 2011. Andiamo a ripercorrere le tappe di questa storia.

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Full Tilt Poker, una delle poker room più iconiche nella prima ondata del gioco, chiuderà definitivamente i battenti. Un sentimento di amore/odio per una room che ha fatto la storia del gioco online, ma che ha anche dato il via al domino del Black Friday del 2011. Andiamo a ripercorrere le tappe di questa storia.

 

I giocatori più giovani probabilmente non conosceranno Full Tilt Poker, o almeno la conosceranno per fama ma non ci hanno mai giocato visto che i tavoli non sono disponibili da anni, in particolare dal quel maledetto 15 aprile 2011, il giorno del Black Friday dove crollò tutto.

Ai tempi FT era una delle principali poker room al mondo, una di quelle room che dettavano il mercato e i trend. Si deve a FT l’invenzione del Rush Poker per esempio, o la formazione di uno dei team pro più forti di sempre (non me ne vogliano a PS ma non c’era paragone nemmeno in quel caso).

Nei suoi tavoli si trovano i tornei più ricchi, ma soprattutto i tavoli cash game più incredibili. Ogni giorno bastava collegarsi per assistere allo spettacolo degli High Stakes, con l’azione condotta quotidianamente da giocatori come Phil Ivey, Gus Hansen e Patrick Antonius, o anche le perdite milionarie di Guy Laliberté.

Full Tilt puntava molto sulla sponsorizzazione dei migliori giocatori al mondo, del resto la filosofia era chiara, e la room stessa era stata messa in piedi da grandi nomi del poker mondiale come Chris Ferguson e Howard Lederer, solo da poco riabilitati del tutto o in parte dalla comunità del giocatori.

Anche in Italia FT si mosse in questo modo, contattando subito il nostro giocatore più rappresentativo nel mondo, il Pirata Max Pescatori, e poi anche il nostro primo November Nine, Filippo Candio. Da allora anche altri giocatori italiani si avvicinarono a questo marchio, tutti nomi di altissimo livello come Alessio Isaia o Claudio Rinaldi (se escludiamo la strana parentesi di Mario Adinolfi che però a dire il vero era un Friends e non un poker pro del team ufficiale di FT)

Full Tilt avrebbe potuto sopravvivere anche al Black Friday se i vertici non avessero messo in piedi lo schema di Ponzi togliendo tutti i soldi dai conti dei players che, arrivato il Department of Justice Usa, sarebbero dovuti tornare indietro ai giocatori che ne facevano richiesta. Alle prime richieste si capì però che i conti erano vuoti e tutto il castello di carte crollò di colpo.

E’ qui che con una grande mossa entra in scena PokerStars che salva Full Tilt dal disastro, pagando anche i rimborsi nel 2016, e da allora la room un tempo principe per i poker pro, fu relegata ad un ruolo da seconda fascia rispetto a PS, cambiando del tutto direzione, tentando addirittura di creare una room orientata ai giocatori amatoriali, rimuovendo la table selection, o le partite Heads-Up, ma non si riprese mai, venne poi fusa con PS e dal 25 febbraio 2021 Full Tilt non sarà più disponibile del tutto.

Queste le dichiarazioni di The Stars Group che spiega quando tenere aperta la doppia licenza sia ormai inutile: “Il nostro impegno nel migliorare il software di PokerStars e la customer experience negli ultimi anni ha limitato l’ammontare di concentrazione e risorse che possiamo applicare nell’evoluzione di Full Tilt”.

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