Lo studio del tavolo, uno dei momenti più delicati del gioco e insieme una delle pratiche più trascurate dai principianti. Spesso però l’occhio non vede perché non sa dove guardare: ecco una piccola guida per migliorare la “mira”.
Uno dei primissimi insegnamenti che qualsiasi supporto didattico da al giocatore di poker è quello di studiare il proprio tavolo. In altre parole, ci verrà dato l’inprintg necessario a comprendere che non è corretta la frase: «Quando foldo non gioco». Anche se non siamo parte attiva della mano abbiamo moltissime informazioni al tavolo pronte ad essere colte ed utilizzate in un secondo momento: il poker è fatto anche di questa fase, quindi ricordatelo sempre, anche se foldate la vostra mano, state ancora giocando!
Il poker è un gioco nel quale ci si avvantaggia grazie ai tell
Premessa a parte, è chiaro come durante un torneo la conoscenza dei nostri avversari sia di vitale importanza per affrontare gli spot in cui saremo coinvolti al meglio delle nostre possibilità, ma purtroppo, proprio l’inesperienza nel gioco, porta spesso i principianti a trascurare questa importantissima componente del gioco. Ma quali sono i fattori salienti da notare? Vediamoli insieme.
Per prima cosa dovremo sicuramente tener conto del numero di mani nelle quali entrano i nostri avversari. Come ci ricorda Dan Harrington nel primo volume della sua trilogia inerente ai tornei anche per questa pratica avremo bisogno di un po’ di allenamento. Durante i primissimi tornei infatti saremo in difficoltà nella raccolta di informazioni, o meglio, faticheremo a distinguere le informazioni utili da quelle che invece non lo sono, specialmente nel caso in cui i nostri sforzi si concentrino su tutto quanto il tavolo.
TeddyKGB perde la sua partita proprio quando lascia intuire il suo tell all’avversario
Di conseguenza è buona norma iniziare per piccoli passi prefiggendosi ad esempio di studiare il comportamento del giocatore alla nostra destra e dei due immediatamente successivi a noi alla nostra sinistra. In questo modo cercheremo di capire lo stile di gioco dei due avversari sui quali spesso rilanceremo da posizione e quello del giocatore che spesso rilancerà sul nostro buio. Con il passare del tempo allargheremo il nostro range di attenzione e via via che l’esperienza maturerà ai tavoli riusciremo a ridurre i tempi e contemporaneamente allargare il ventaglio dei giocatori osservati.
Un altro importantissimo fattore di cui tener conto risiede nei betting pattern, ovvero schemi fissi di puntata che, più o meno consciamente, i giocatori poco esperti lasciano intuire. L’esempio classico è quello di puntare poco senza punto e molto con un punto forte. Riuscire a carpire queste informazioni ci aiuterà a leggere la mano dell’avversario ed agire di conseguenza.
scritto da Luca ‘ilFilosofo‘ Barbi