Come si gioca quando si diventa lo short stack del torneo? Bisogna andare all in alla prima mano decente o aspettare il più possibile? Prova a darci qualche consiglio utile, in questo senso, il grande Erick Lindgren, Red Pro di Full Tilt Poker.
Come si gioca quando si diventa lo short stack del torneo? Bisogna andare all in alla prima mano decente o aspettare il più possibile? Prova a darci qualche consiglio utile, in questo senso, il grande Erick Lindgren, Red Pro di Full Tilt Poker.
Come si gioca quando si diventa lo short stack del torneo? Bisogna andare all in alla prima mano decente o aspettare il più possibile? Prova a darci qualche consiglio utile, in questo senso, il grande Erick Lindgren, Red Pro di Full Tilt Poker.
Secondo Lindgren quando ci si trova ad essere short stack in un torneo, non c’è sempre una decisione “giusta” da prendere. Vi troverete ad avere tantissime mani marginali, come per esempio A-9 off fuori posizione.
Con questo tipo di mani non è mai chiaro se la mossa migliore sia quella di spingere e incrociare le dita o solo foldare e aspettare una mano decisamente migliore.
Erick Lindgren durante uno degli ultimi tornei live giocati
Ci sono, tuttavia, alcune giocate davvero sbagliate soprattutto quando si è estremamente short, quello che segue è un tipico esempio vissuto in prima persona dal pro di Full Tilt Poker:
“Siamo al tavolo finale di un torneo con sei giocatori ancora in gara, i bui sono 50.000/100.000 con ante 10.000. Sono il chip leader con più di 8.000.000 in fiches. Lo stack medio è circa 3.000.000 e il giocatore alla mia destra è lo short stack con 811.000 chips.
Quando si dispone appena di otto big blind, non abbastanza per neanche quattro giri al tavolo, la logica è semplice, devi puntare solamente se sei disposto, e ritieni di avere una mano, per ad andare all in preflop. In questo senso lo short stack invece decide di entrare in una mano rilanciano per 250.000 da under the gun, questo dovrebbe significare che il giocatore in questione possa avere in mano una monster o voglia farlo intendere.
Quando si è corti conviene giocare in modalita “push or fold”
In realtà, come accade spesso, diversi giocatori possono effettuare questa giocata anche con una mano come J-10 dello stesso seme, sperando soltanto nel call degli altri giocatori al tavolo, per vedersi così il flop. Questa non è una giocata che condivido, quando sei a otto big blind, dovresti giocare in modalità “all in or fold”.
In ogni caso, a questo giro ho trovato A-Q off-suit ed ho deciso di spingere per isolarmi con il corto e cercare di eliminarlo. La cosa più incredibile è stato invece assistere al fold anche dell’original raiser che rimaneva ancora più corto, con pochissime chips.
Lindgren in versione online
C’erano ben 1.270.000 chips nel piatto e lui doveva mettere le sue 561.000 per chiamare. Il giocatore in questione aveva già messo sul piatto molte chips e foldare è stata semplicemente la giocata più “stupida” che io abbia mai visto ad un tavolo, a prescidere dalle carte che teneva in quella mano specifica. Inoltre essendo io il chipleader, molto attivo al tavolo, non dovevo necessariamente aver rilanciato con una premium hand.
Foldando invece è rimasto soltanto con 561.000 chip, meno di sei big blind, ed il big blind, stava per essere su di lui già nella mano successiva. La lezione è semplice: quando siete estremamente short stack, rilanciare per poi foldare pre-flop non dovrebbe essere un’opzione.
Erick Lindgren
Una mano è abbastanza buona per giocarsi tutto o non lo è, in quel caso è meglio foldare immediatamente. La cosa peggiore che si puo fare è tentare qualcosa che sia in mezzo a questi due estremi“.
Scritto da Giuseppe “Pidduv” Messineo