Poker Risate: anche Dante e Leopardi giocavano a poker…ecco le prove!

Nel mezzo del cammin dell’mtt mi ritrovai su un board oscuro, dove le pot odds erano smarrite. Ahi quanto lontan era l’ITM esto torneo selvaggio aspro e forte, che nel pensier rinova l’original reiser.

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Nel mezzo del cammin dell’mtt mi ritrovai su un board oscuro, dove le pot odds erano smarrite. Ahi quanto lontan era l’ITM esto torneo selvaggio aspro e forte, che nel pensier rinova l’original reiser.

 

“Io non so ben ridir come v'intrai, tant'er pien di sonno a quel punto, forse vi freerollai, oppure un ticket conquistai, ma il concetto di ICM abbandonai. Ma poi ch'i' fui al piè della bolla giunto, là dove terminava quella valle dei player con le saccoccie vuote, guardai le carte e vidi una coppia vestita già de' raggi del pianeta che mena dritto all’ITM. Allor fu la paura d’esser scoppiato un poco queta che nel lago del cor m'era durata in questa triste valle di donkoni skulacchianti. Caron dimonio, con occhi di bragia, colui che tutto chiama e molto spesso tutto skoppia, truce di sguardo e di aspetto mi disse: “Lasciate ogni speranza o voi che pushate, ogni viltà convien che sia morta, io skoppio gli assi con 7e2”

Altro che Divina Commedia, questo era il testo originale del manoscritto di Dante! Anche lui era appassionato di poker! Io ne ho le prove! D’altronde si era innamorato di Beatrice a nove anni, e non le rivolgerà mai la parola per tutta la vita, capite quindi che la paura di essere skoppiato era somatizzata nell’animo del sommo poeta.

Non che a Leopardi andasse molto meglio. Sapete perché era gobbo? Il poveretto non ci vedeva bene e per una sua civettuola fissa di non portare gli occhiali, quando spillava le carte doveva ingobbirsi tutto per poterle vedere; fai un torneo oggi, un paio di sit domani, un mtt deep nel weekend e la postura ti resta per tutta la vita! Una delle liriche più belle di Giacomino (lo chiamo così perché siamo in confidenza) è sicuramente l’Infinito, scritto nella sua Recanati all’inizio del 1800, negli anni della gioventù spensierata, quando ancora la gobba si notava pochissimo. Forse voi avrete studiato il testo classico, ma io ho scovato in un vecchio cassetto la versione originale, ve la riporto:

“Sempre caro mi fu questo sit and go, e questo pay out, che da tanta parte dell’ultimo ITM il guardo esclude. Ma sedendo e spillando, interminate trash hand, e sovrumani resteal io nel fold mi fingo, ove per poco il cor non si spaura di uscire in bolla. E come uno spewer odo stormir tra queste sedie, io quello infinito puschare atc a questo dealer vo pregando: e mi sovvien l’eterno 3e4 off e morti flop. Così tra questi immensi player nitty s’annegano le mie chips: e l’ITM m’è dolce in questo sit and go.”

Questo è solo un piccolo omaggio a due dei più grandi poeti italiani, rivisto ovviamente in chiave ironico-pokeristica. Ragazzi, studiate la lirica italiana e i suoi autori, fanno parte del nostro bagaglio culturale che tutto il mondo ci invidia.

Marco “dolcestilnovo” Zanini
 

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