Poker e Risate: Greg, Jesse e la compagnia dei limpy
“E' giunta mezzanotte, si spengono i rumori, si spegne anche l'insegna di quell'ultimo caffè. Le strade son deserte, deserte e silenziose, un'ultima carrozza cigolando se ne va. Il fiume scorre lento frusciando sotto i ponti, la luna splende in cielo, dorme tutta la città”
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“E' giunta mezzanotte, si spengono i rumori, si spegne anche l'insegna di quell'ultimo caffè. Le strade son deserte, deserte e silenziose, un'ultima carrozza cigolando se ne va. Il fiume scorre lento frusciando sotto i ponti, la luna splende in cielo, dorme tutta la città”
Così cantava nel lontano 1955 Domenico Modugno, nel suo celeberrimo brano musicale “Vecchio frack”
L’insegna pokeristica che si è spenta, già da un po’ a dire il vero, è quella delleWSOP 2012, ma io sono un diesel, ci metto un po’ a carburare, a riflettere sulle sottili dinamiche psico-socio-economiche che regolano lo strano mondo dei campionati di poker. Prima di dire la mia ho voluto sentire e leggere le riflessioni di tutto il mondo pokeristico, italiano e non. Un main event che ha avuto il suo apice in un tavolo finale dalla noia paurosa, tanto che la corazzata Potemkin diventava al confronto un thriller mozzafiato.Una day 2 del final table che ha visto circa 11 ore di gioco 3-handed e nessuno che volesse adoperare la cortesia di farsi eliminare. La barba cresciuta a dismisura agli spettatori ha fatto la fortuna del coiffeur locale. Un tavolo che definire nitty è quasi imbarazzante. Dan Harrington al confronto è uno spewer peggio di Tom Dwan.
I commenti post torneo più ricorrenti sui social network? “Eh, ma i milioni tra una posizione e l’altra erano troppi per far si che si prendessero rischi eccessivi” oppure: “Si, ma solo chi ha giocato un tavolo finale di quella portata può veramente dire la sua opinione in merito”Obv non concordo! Innanzitutto non vedo perché (io) che non ho mai fatto tavolo finale nemmeno al torneo del mercato ortofrutticolo rionale, non possa dir la mia. E’ un po’ come nel calcio: al bar sotto casa siamo tutti allenatori! Perché privarsi della gioia di poter disquisire su cotanta noia che ci ha attanagliato l’anima davanti agli schermi per ore ed ore? E poi è vero che c’erano tanti milioni in ballo, come sempre accade dall’era post Moneymaker, ma non mi pare assolutamente che negli anni precedenti si sia assistito ad un tavolo finale così deleterio per le doti psicofisiche dello spettatore medio.
Poi, come per magia, dopo un’attenta e meditata pausa di riflessione, apro vari social network e scopro delle dichiarazione che mai avrei voluto sentire! L’americano Jesse Sylvia dichiara a pieni polmoni, bullandosi al bar con gli amici, che limpare a 3 left nel final table del main event delle WSOP era una sua strategia di gioco predefinita! Nello specifico cito testualmente “sono arrivato a limpare il 100% del mio range” E mr.Jesse è stato coachato per il tavolo finale da una certa Vanessa Selbst, non propriamente l’ultima arrivata! Pare che dopo aver letto questa dichiarazione Vanessa abbia disconosciuto il suo allievo, dichiarando di essere stata fraintesa, lo ha coachato, ma per il gioco delle freccette, non per quello del poker. La teoria di Sylva nel 3-handend era di avere parecchia edge post flop nei confronti degli avversari per questo limpava come un ossesso.
Sarà per la sua edge post flop che ha chiamato l’all-in finale di Merson con QJ???
Non che Greg Merson si sia ancora ripreso del tutto, quando vai all-in con K5 e il tuo avversario ti chiama, di solito non sono mai buone notizie! Il suo coach era nientepopodimeno che sua maestà Phil Ivey, che poi è anche il suo attuale sponsor. “Nella mia testa è ancora tutto confuso” dichiara Greg “Ho vinto 8,5 milioni di dollari, ma ancora adesso non so cosa significhi tutto questo” Greg, io una mezza idea ce l’ho, se vuoi ci sentiamo su skype e ne parliamo insieme…
Ma il vero vincitore morale delle WSOP 2012 è sempre lui: The Poker Legend; Doyle “old man” Brunson. Per la prima volta nella sua vita, cioè dal 1654, sua reale data di nascita, ha deciso di non seguire in prima persona il tavolo finale, ma di vederlo comodamente nel salotto di casa sua. Mai scelta fu più azzeccata, chissà quanti pisolini si sarà fatto il vecchio Doyle!