Spesso ci si imbatte in storie che vanno raccontate, non perché siano particolarmente belle o particolarmente brutte, ma solo per il piacere di farlo. Questa è la storia di Noah Schwartz.
Spesso ci si imbatte in storie che vanno raccontate, non perché siano particolarmente belle o particolarmente brutte, ma solo per il piacere di farlo. Questa è la storia di Noah Schwartz.
Spesso ci si imbatte in storie che vanno raccontate, non perché siano particolarmente belle o particolarmente brutte, ma solo per il piacere di farlo. Questa è la storia di Noah Schwartz.
Il 29novenne americano, nato a Bay Harbor Island in Florida, non un bruttissimo posto dove vivere, inizia la sua carriera da poker pro nel dicembre 2006, collezionando ad oggi la bellezza di quasi 3 milioni di dollari di vincite live, 214esimo posto nella all time money list. Da segnalare nel 2012 la vittoria al WPT di Jacksonville ed il sesto posto all’High roller dell’EPT Grand Final di Montecarlo.
Il fato però non è stato sempre benevole con Noah. Una tragedia famigliare imprevista sta infatti alla base della sua carriera di professional poker player. Il poker inizia come un passatempo da praticare con gli amici, ma quando non ancora maggiorenne, gli viene a mancare il padre a causa di una brutta malattia, il giovane Noah si butta nel poker come un valido strumento di distrazione per alleviare il dolore.Il padre scomparve nel luglio del 2000, quando Noah aveva 17 anni e frequentava l’ultimo anno del liceo. Quasi come un riflesso incondizionato il giovane inizia a frequentare il più possibile le partite con gli amici, solo per tenere la mente occupata.
Molto talentuoso nel baseball, dove aveva iniziato a giocarvi dall’età di 5 anni, era un buon lanciatore mancino, considerato una risorsa preziosa per i reclutatori del college. Durante l’ultimo anno del liceo, in concomitanza con il lutto familiare, un grave infortunio ai tendini non gli permette di continuare l’attività a livello agonistico. Quindi con la sua carriera da giocatore di baseball che si interrompe ancor prima di iniziare, Noah decide di dedicarsi anima e corpo al poker.
Con l’aiuto di suo zio, il quale gli presta documenti e carta di credito (voi non fatelo mai!) si iscrive ad una poker room online ed inizia a giocare con un roll di 1000 dollari. Senza avere il minimo buon senso nella gestione del BR inizia subito a giocare tornei da 50-100 dollari, riuscendo a vincere un torneo per un ITM da 40.000 dollari, chiamando anche un all-in con KT (voi non fate mai neanche questo!) e scoppiando una coppia d’assi. Da li si sposta al poker cash game a limiti decisamente alti sia per il suo roll che per la sue esperienza, trovandosi a fine settimana con un saldo attivo di ben 195.000 dollari. Soldi che non arriverà mai a spendere. La sua inesperienza lo porta a pensare che sia tutto facile e semplice, finendo ovviamente broke nel giro di un mese.
Noah non abbandona però l’idea di poter diventare un giocatore di poker professionista e dopo aver preso la laurea in finanza all’università dell’Illinois inizia a lavorare in una banca, usando parte dello stipendio per costruirsi un nuovo roll. Nel 2007 la svolta della sua carriera pokeristica: vince il Pokerstars Million, per quasi 300.000 dollari di premio. Da li Noah Schwartz non si è più fermato, buttandosi fin da subito nella mischia dei live che contano collezionando 62 ITM, 21 tavoli finali e ben 5 vittorie tra America, Europa ed Australia.
Un aneddoto divertente: Tornando da Atlantic City, nel gennaio 2008, dove era arrivato quarto al WPT Borgata Winter Open per 332.000 dollari di premio, si è fermato in una concessionaria di auto comprando una Range Rover da 106.000 dollari, pagandola in contanti tra lo stupore generale dei presenti. Attualmente è impegnato nell’organizzazione di una società no-profit per aiutare i bambini malati terminali, in memoria di suo padre.
“Di tutte le cose che mio padre mi ha insegnato, mi viene sempre in mente che la vita è preziosa e nulla è garantito. Ora è importante per me concentrarmi sulla felicità al di fuori delle cose materiali. La gioia che ricevo da aiutare gli altri è una vera benedizione. Sono molto fortunato ad essere quello che sono oggi, ma se io alla fine della mia vita fossi anche solo la metà dell’uomo che mio padre era, potrei tranquillamente dire di aver vissuto una vita di successo” Noah Scwartz.
di Marco Zanini