Una ricerca condotta da Kyle Siller arriva dalla Cornell University per cercare di delineare quali sono le correlazioni tra gioco d’azzardo, rischio e senso della realtà. Un nodo di relazioni molto difficili da sbrogliare.
Che dalle università americane arrivino molto spesso studi inerenti ai temi più disparati è ormai un fatto risaputo. Ma questa volta le conclusioni a cui è giunto Kyle Siler dopo un’analisi durata 27 milioni di mani di poker online, meritano di essere prese in seria considerazione.
La domanda iniziale. Giocare a poker, o più in generale giocare d’azzardo, può modificare il modo nel quale affrontiamo la vita? o per dirla in altre parole, l’abitudine al rischio economico ci renderà più propensi ad accettare il rischio nella vita reale?
La vincita stimola la propensione all’azzardo
Una prima risposta. Il campione utilizzato per raccogliere i dati risponde alle esigenze di una qualunque ricerca statistica che voglia tendere all’oggettività. I soggetti di studio devono dunque essere presi cercando di ricalcare il più possibile il tessuto sociale che si vuole rappresentare e tentare di descrivere. I risultati parlano chiaro: più di vince a poker e maggiori sono le probabilità di perdere denaro, perché si implementa l’attitudine al rischio. Per dirla in parole povere, l’abitudine a gestire emozioni legate al rischio economico, portano gli individui a sottostimare il pericolo di perdita reale a cui vanno incontro mettendo così maggiormente a repentaglio il loro patrimonio.
Chi va piano va sano e lontano? Sembra valga anche nel gioco!
Qualche buona notizia. Anche una ricerca non proprio tranquillizzante come questa ci conferma tuttavia che tutti coloro che risultano essere giocatori vincenti sul lungo periodo sono i giocatori che puntano somme più basse, o meglio ancora, giocano somme proporzionali alle loro finanze. I giocatori che rispettano il bankroll e le regole della gestione dei loro fondi sono quelli che possono dirsi vincenti.
Dal gioco alla vita. Un ultimo avvertimento che Kyle ci da nelle pagine di presentazione della propria ricerca sul Journal of Gambling Studies, ci dice come la logica del rischio insita nel gioco ricada poi nelle più comuni azioni della vita reale. Per molti giocatori tutto diventa scommessa e azzardo: l’acquisto di un bene, gli investimenti monetari, fino anche alle più comuni e pratiche azioni della quotidianità. Per il giocatore che forse potremmo chiamare compulsivo quindi non è più il gioco a regolare i ritmi di vita, ma la sua logica, ossia l’azzardo.
Come sempre dunque non rimane che ribadire ancora una volta che il gioco di per sé non è deleterio per la propria salute economica, ma il gioco responsabile è l’arma più potente per evitare la sconfitta più dura: la bancarotta.
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scritto da Luca ‘ilFilosofo‘ Barbi