Proseguiamo il nostro viaggio nelle memoria, con la seconda parte del pezzo dedicato alla storia del poker online. Oggi vi racconteremo del primo grande boom di Planet Poker e di come le cose, inizialmente, viaggiavano a gonfie vele.
Proseguiamo il nostro viaggio nelle memoria, con la seconda parte del pezzo dedicato alla storia del poker online. Oggi vi racconteremo del primo grande boom di Planet Poker e di come le cose, inizialmente, viaggiavano a gonfie vele.
Randy Blumer lavorava 24 ore su 24 per migliorare il software di Planet Poker, cercando di renderlo più stabile e di aggiungere nuove opzioni. Venne introdotto un pulsante per il quick-fold, una protezione per l’all-in di un giocatore che perdesse la connessione, e un jackpot per le bad beat, oltre all’aggiutna di alcuni effetti sonori per rendere l’esperienza di gioco ancora più accattivante e completa.
All’inizio, Planet Poker offriva tavoli di Limit Hold’em cash game da 3-6 dollari (il Limit era la variante per eccellenza ai tempi), con un buy-in minimo di 30 dollari. Ben presto, però, furono aggiunti tavoli da 5-10 e 10-20 dollari, per andare incontro alle richieste dei player. La rake ammontava al 5% del piatto, fino a un massimo di 3 dollari.
Il primo boom del poker online
Tempo un paio di mesi, e nella primavera del 1998 i tavoli della creatura di Blumer erano occupati 24 ore su 24, a parte il martedì dalle 9 alle 11, quando il sito era offline per manutenzione ed eventuali upgrade del software. “Mi ricordo che controllavo i dati delle partite di notte, e che trovai questi tre tizi con diverse centinaia di dollari in gioco”, racconta Blumer. “Andai a letto, mi svegliai otto ore più tardi e c’erano gli stessi tre che continuavano a giocare insieme. Fu un momento chiave”.
Per i primi mesi, fu possibile depositare solo tramite assegni spediti per posta (l’uso delle carte di credito venne introdotto alcuni mesi dopo). Uno dei primi giocatori del sito, Gautam Rao, ammise che fidarsi di Planet Poker fu una sorta di atto di fede. Parlando del suo deposito da 600 dollari, Rao disse: “Il problema principale era se il gioco fosse regolare e se avrei mai ricevuto le vincite”.
Lo stesso Rao si dimostrò un ottimo giocatore e ritiro 7.000 dei suoi 10.000 dollari vinti una settimana dopo quel deposito. L’assegno ci mise due settimane per arrivare e altre tre per essere accettato dalla sua banca. “Alla fine ricevetti i miei soldi e solo in quel momento capii che era tutto vero”. Gli utenti potevano ricevere i loro fondi in tre giorni tramite bonifico bancario, ma con una commissione di 35 dollari (45 per i giocatori che si collegavano da fuori gli Stati Uniti).
Come ricordava Rao, all’inizio i giocatori dovettero fidarsi di un sito la cui reputazione era ancora tutta da stabilire, in un’era in cui il cyberspazio era ancora visto con grande sospetto. Per non parlare della paura della collusion: e se qualche giocatore si fosse messo d’accordo per telefono con altri, per spennare il classico pollo? E il sito cosa avrebbe potuto fare, nel caso la collusion venisse dimostrata?
Ad un certo punto, Blumer assunse Roy Cooke, veterano del poker, come manager della room: il suo compito era rivedere le hand history e andare a caccia delle giocate sospette. Lo stesso Randy poi ammise che “uno dei problemi di fiducia principali era che non si potevano vedere gli avversari ed era quasi impossibile capire se stessero tentando di fregarti”.
Dopo Cooke, Blumer si assicurò anche i servigi nientemeno di Mike Caro, il Mad Genius del poker. L’autore del famoso libro sui tell nel poker live divenne il portavoce di Planet Poker, nonché suo consulente, nel 1999. Un’operazione che permise alla poker room di guadagnare un’enorme credibilità. Ma i tempi duri stavano per arrivare…
Continua…