Concludiamo il racconto sugli albori del poker online, parlando della prima crisi di Planet Poker e di come questa poker room non sia riuscita a tenere il passo della concorrenza di colossi quali PartyPoker, Paradise Poker e PokerStars.
Concludiamo il racconto sugli albori del poker online, parlando della prima crisi di Planet Poker e di come questa poker room non sia riuscita a tenere il passo della concorrenza di colossi quali PartyPoker, Paradise Poker e PokerStars.
Concludiamo il racconto sugli albori del poker online, parlando della prima crisi di Planet Poker e di come questa poker room non sia riuscita a tenere il passo della concorrenza di colossi quali PartyPoker, Paradise Poker e PokerStars.
La credibilità di Planet Poker subì un grosso colpo nel 1999, quando la ASF pubblicò online l’algoritmo del suo software, per dimostrare che la distribuzione delle carte nella room fosse effettivamente casuale. Ma alcuni ingegneri piuttosto zelanti di una compagnia operante in Virginia, che amavano giocare a poker online in pausa pranzo, scoprirono che c’era qualcosa che non andava.
Analizzando dati e numeri, scoprì che invece delle 4 milioni di possibili combinazioni, l’RNG (Random Generator Number) di Planet Poker ne produceva soltanto 200.000. Una volta arrivati al flop, si poteva risalire al tipo di combinazione e conseguentemente a quali carte sarebbero capitate al turn e al river, oltre a quelle in possesso dei propri avversari.
I dati di tale scoperta furono pubblicati online e la storia fu coperta anche dai media. Ma gli ingegneri non furono i soli a rendersi conto di cosa stava succedendo, tanto che un giocatore – che aveva capito l’inghippo – riuscì a vincere 50.000 dollari in quattro giorni. Per Planet Poker fu una bella botta, ma Blumer e Cooke ci misero una pezza, restituendo il denaro ai giocatori che avevano perso a causa di questo ‘baco’ e sistemando l’errore nell’RNG.
La fine di Planet Poker
La poker room riuscì a sopravvvivere alla crisi e nel novembre del 1999 celebrò il raggiungimento delle 2 milioni di mani giocate. Sei mesi dopo, si arrivò a 3 milioni. Ma alla fine degli anni ’90, altre aziende cominciarono a entrare nel mercato del poker online, come ad esempio Paradise Poker, PartyPoker e soprattutto PokerStars. Room che riuscirono a imporsi perché, a differenza di Planet Poker, puntarono molto sui tornei.
Fu così che piano piano la popolarità di Planet Poker venne meno, anche e soprattutto a causa di un software che non riuscì a stare al passo coi tempi. Oggi come oggi si tratta di una room che offre il gioco a soldi finti, anche se Blumer non ha escluso che, un domani, possa tornare nel mercato del gioco a soldi veri. Quel che però non potrà mai cambiare è il fatto che Planet Poker sia stata la poker room pioniere nel mercato del poker online.