Secondo appuntamento con il nostro mini romanzo “vita da grinder”, che racconta le avventure di uno studente universitario sempre al verde e che all’improvviso scopre di poter cambiare la sua vita, grazie al poker. Scopriamo insieme cosa accadrà in questo secondo capitolo intitolato “La bisca”.
Per chi si fosse perso il primo capitolo “L’ispirazione”, seguire il link.
Per una settimana intera saltai tutti i corsi all’università e inizia a vivere in un mondo parallelo. Tra tv e video su Youtube, non facevo altro che guardare episodi di partite di poker. Tornei, cash game, varianti, WSOP. Volevo capirci bene, perché avevo deciso, dovevo provare anche io la via del Texas Hold’em. Ma dopo una settimana di teoria, era arrivato il momento della pratica. Si, ma da dove cominciare? Online? Ma chi me li avrebbe prestati i soldi per giocare in rete? Mario? Ma con lui avevo un debito di 350 euro, che già non sapevo quando glieli avrei restituiti, e farmi fare un altro prestito non era proprio il caso. Ma poi, ecco che il mio coinquilino Joe, il brasiliano, dopo il suo solito caffè resuscita morti, mi illuminava di colpo questa triste domenica mattina senza campionato di calcio.
«Che stai vedendo da giorni su quel pc da rottamare?»
«Niente Jo, solo degli imbecilli che vincono soldi e manco sanno come hanno fatto»
«Però, sembra interessante la cosa. Fammi un po’ vedere…»
Ed è così che Jo, mi fisso come non aveva mai fatto prima. Pre un attimo pensai che si fosse innamorato di me. Dissi fra me e me, eccoci qua, sei fregato, ti si vuole fare. Poi però, dopo aver fatto un sorriso a trentadue denti mi disse: “Vuoi un altro caffè?”.
Rifiutai ovviamente, ma ciò che mi disse dopo fu davvero interessante. Joe lavora al Treasure come barman, un night club frequentato soprattutto da personaggi vestiti sempre in giacca e cravatta, accompagnati da bellissime donne. Un posto di certo non adatto a me, ma…
«Dimmi Samuel, quanto ne capisci di questo giochino?»
«Joe, se dovessi essere interrogato sulla teoria, credo che passerei l’esame a pieni voti»
«Come i 18 che prendi all’Università?»
«Bella battuta, Joe»
«Comunque, non te la prendere e ascoltami»
Ed è così che mi raccontò di partite segrete che si disusavano al Treasure, nel retrobottega. Una bisca clandestina a tutti gli effetti, dove Joe racconta di aver visto entrare un giorno anche il nostro presidente del Consiglio. Ora, dubitando che Joe conoscesse mai chi fosse il nostro Premier, poiché lui conosceva solo a memoria le taglie di reggiseno delle sua amanti, al resto potevo credere. Ed è così che poi mi ritrovai in affari con Joe.
La sera Joe andò a lavorare e come sempre rientro alle 6 del mattino. Io mi ero fatto trovare pronto, volevo sapere notizie.
«Ho delle buone e delle cattive notizie. Quali vuoi per prima?»
«Quella che ti pare, Joe»
«Partiamo dalle cattive. Ho parlato con un mio collega, che lavora al Treasure da più tempo di me. Lui oltre a confermarmi cosa succede nel retrobottega. Ebbene, si gioca a poker come ti avevo già detto, ma per poter entrare in quel tavolo devi essere ovviamente uno con un conto in banca decisamente diverso dal tuo, semmai hai un conto in banca. Tuttavia, ora arrivano le buone notizie, ci sono altri modi per entrare a giovare al Treasure…»
«Cioè, mi devo prostituire?»
«Se vuoi, posso inserirti anche in quel giro. Ma non si tratta di questo. C’è un altro modo per poter giocare. Utilizzando i soldi di altri. Se hai qualcuno che crede in te, puoi farti prestare i soldi e sederti al tavolo, giocando al 50% con il tuo finanziatore. L’altra buona notizia è che ho trovato altri posti dove poter giocare nella Capitale, e non ha bisogno di un patrimonio a sei zeri»
Ed è così che Joe mi raccontò di alcune partite che si disputavano nei retro di alcune discoteche del centro. Un giro che io ignoravo. Ma esistevano addirittura dei recluta giocatori. Personaggi abili con la parola, che avvicinavano sopratutto turisti stranieri ubriachi e gli proponevano di giocare. Ovviamente prima di farli sedere li facevano ubriacare ancora di più, in più reclutavano anche una ragazza che doveva fare la scema con loro. In questo modo il povero turista non aveva tanto scampo e veniva ripulito per bene. Il classico pollo, ma ovviamente io non volevo essere il pollo. Ma Joe mi tranquillizzo, dicendomi che c’erano anche partite regolari. C’era solo un ultimo problema, che il mio caro brasiliano aveva ovviamente riservato per il finale. Ci voleva comune dei soldi da poter portare al tavolo e io di soldi ne avevo al momento meno di zero.
Tuttavia, trovai anche io il mio finanziatore. No, non Mario, ma bensì Joe si offrì di finanziarmi. Il weekend successivo ci sarebbe stato un torneo con un ingresso da 250 euro. Ovviamente se avessi vinto, avrei diviso il premio con Joe. Ci fu solo un altro problema, che fatidico sabato del mio esordio nel mondo del partite clandestine della capitale. L’arrivo inaspettato di una persona. Mio padre e mia madre. Dovevo trovare un modo per giocare e non far sospettare nulla ai miei. La mia via da bluffatore doveva iniziare ancora prima di giocare la mia prima partita ufficiale. Il bluff. Quello mi riusciva benissimo, soprattutto con i miei genitori. Chissà al tavolo.