In questi giorni stiamo assistendo alla seconda tappa dell’ IPT Pro League pokerstars.it, manifestazione dedicata ai migliori giocatori di poker italiani con una struttura ed un buy-in di livello superiore all’usuale.
Ma le cose non sembrano andare come nelle intenzioni degli organizzatori. Non tutti i migliori giocatori italiani, infatti, si sono fatti vivi in queste due tappe giocate a Sanremo, capitale italiana del poker.
Le defezioni sono importanti e, se andiamo a leggere la classifica di Hendon Mob dei migliori giocatori italiani per guadagno, possiamo notare che dei primi dieci la metà ha scelto di non partecipare.
C’è da domandarsi come mai tanti giocatori noti del panorama nazionale decidano di non prendere parte ad una iniziativa ed un torneo così importanti. La risposta non è unica ed assoluta.
Ci sono scelte diverse a fronte di talune decisioni. Ma prevalentemente il problema nasce da un discorso di sponsor.
Luca Pagano
Sappiamo che il circuito IPT è quello cui fa capo PokerStars. L’organizzazione è affidata allo staff di Luca Pagano, ormai da anni giocatore del Team Pro PokerStars. Così sembra esserci una sorta di rifiuto da parte di alcuni dei più forti giocatori italiani,alla partecipazione questo tipo di torneo che voleva porre l’organizzazione di PokerStars in cima al poker italiano anche per quanto riguarda prevalentemente i giocatori professionisti.
Sappiamo già che l’Italian Poker Tour è il circuito più frequentato e di successo in Italia e che quindi la Pagano Event’s sta facendo di tutto per raccogliere nel proprio bacino di utenza anche i giocatori italiani che possono permettersi un buy-in superiore, con la Pro League appunto, e quelli che non possono permetterselo ma ambiscono a tornei minori, con il Mini IPT.
Filippo Candio marcato Full Tilt
Ma i problema principale è sopratutto la tanto conclamata legge che vieta alle poker room senza licenza AAMS di pubblicizzare il proprio logo nelle manifestazioni nazionali. Gran parte dei primi venti giocatori nazionali sono Red Pro di Full Tilt. Citiamo per esempio gli utlimi arrivati nella celebre room irlandese come il November Nine Filippo Candio e Andrea Benelli.
Proprio Benelli è stato il vincitore della prima tappa IPT Pro LEague dello scorso agosto, quando ancora non era sotto contratto con Full Tilt. Ebbene ora che Andrea è stato sponsorizzato ha dovuto rinunciare alla partecipazione alla lega che pure prevede una classifica finale e che, alla luce della sua precedente affermazione, lo vedeva partire in pole position.
Ma questo divieto esiste sul serio o è solo una condizione di comodo? A questa tappa attuale sembra che il divieto non sia attivo in quanto vediamo ai tavoli player quali Roberto Nulli e Mauro Piacentino che indossano tranquillamente la toppa di una poker room maltese senza concessione AAMS. Forse complice la poca affluenza – solo 46 giocatori dei 64 in programma per questa seconda tappa della Pro League – ha fatto si che qualcuno chiudesse un occhio facendo finta di non accorgersi dell’infrazione. Ma questa è solo una ipotesi di una persona, il sottoscritto, che non conosce bene a fondo la regola.
Roberto Nulli ai tavoli dell’IPT Pro League
Dunque ci chiediamo, questo tanto decantato divieto esiste realmente e se sì perché viene fatto rispettare solo in determinate manifestazioni? Allo scroso EPT Sanremo, quello vinto da Liv Boeree, la stessa giocatrice britannica si lamentò del fatto di non potre vestire la toppa del suo team di appartenenza (all’epoca dei fatti UB, mentre ora la Boeree potrebbe in quanto fa parte del Team Pro PokerStars). E così fu anche per tutti i giocatori di Full Tilt, Titan e altre rooms straniere.
E ora? Resta il mistero su questa scelta dell’organizzazione. Sperando non sia una semplice ancora di salvataggio per un torneo che, diciamocelo chiaramente, risulta inaspettatamente inferiore per quanto riguarda le aspettative.
Roberto ‘Ronnie Rosenthal’ Sorrentino
ronnie@pokeritaliaweb.org