La nuova tassazione nuoce al poker online italiano

Secondo le dichiarazioni di Giovanni Carboni della Carboni&Partners, società di consulenza nel settore giochi, gli interventi previsti dal governo Monti sui giochi online sarebbero un incredibile boomerang e potrebbero portare alla diminuzione della raccolta.

Secondo le dichiarazioni di Giovanni Carboni della Carboni&Partners, società di consulenza nel settore giochi, gli interventi previsti dal governo Monti sui giochi online sarebbero un incredibile boomerang e potrebbero portare alla diminuzione della raccolta.

 

Mercoledì scorso i 19 concessionari della licenza di gioco italiano hanno manifestato preoccupazione per le conseguenze dell'ormai sempre più probabile incremento dell'imposta. E lo hanno fatto in maniera compatta, inviando una lettera al Ministro delle Finanze ed ai Monopoli di Stato, nella quale spiegano i loro timori. Giovanni Carboni, della Carboni&Partners, analizza l'ipotesi di un aumento dell'imposta e condivide le paure dei concessionari.

 

L'iniziativa ha avuto una adesione immediata da parte di gran parte dei concessionari. Ai 19 vanno aggiunti altri 4-5 che non hanno trasmesso in tempo la lettera sottoscritta. Si tratta praticamente dell'intero segmento degli operatori attivi solo sull'online, sebbene non dispongano di ambiti associativi che ne rappresentano le istanze, come avviene invece per gli altri concessionari. Hanno aderito immediatamente pur non essendo dei soggetti associati, tanto che ciascuno ha trasmesso la propria lettera pur se con testo identico. Questa unità deve far riflettere“. Dichiara Carboni che poi scende nel particolare della manovra, aggiungendo: “aumentare l'aliquota non significa automaticamente aumentare le entrate erariali. In Francia, dove la tassa è simile a quella che si vorrebbe in Italia, la raccolta del poker cash, è del 35% più bassa, ed il mercato sta in piedi solo perché gli operatori sono tutti in perdita. E la Francia non ama il poker meno dell'Italia. Inoltre, a me risulta che oggi gli utili degli operatori sono molte volte minori delle entrate fiscali. Se le tasse raddoppiano come si fa a pagarle?“. Un analisi tutt'altro che impertinente e che lascia immaginare scenari poco piacevoli per i concessionari di gioco italiani nel caso dovesse essere confermato l'aumento dell'imposizione erariale.

 

Ma Giovanni Carboni non conclude qui la sua analisi, e approfondisce l'argomento analizzando l'ipotesi di una diversa redistribuzione della raccolta, che andrebbe ad intaccare la quota di denaro da ridistribuire ai partecipanti ai giochi: “Abbassare il payout? Nell'online, per usare uno slogan passato di moda, i giocatori non si fanno mettere le mani nelle tasche. Per molti giochi di casinò poi è semplicemente impossibile. Dobbiamo fare la roulette con 24 numeri invece di 36? I giochi online – ha quindi concluso – perdono di senso se si mette mano al payout. Cambiare il payout non significa cambiare il prezzo, non è come alzare la tassa sulla benzina. Cambiare il payout significa cambiare l'esperienza di gioco, cambiare il prodotto. Il gioco è una esperienza emotiva connessa al piacere. Ma se cambio il payout cambio il gioco e se cambio il gioco, al giocatore non gli piace più“. 

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