Ormai, per i grandi media nazionali, sparare cifre a caso sul settore dei giochi sta diventando una sorta di hobby. L'ultimo scempio, una sorta di summa delle solite imprecisioni, è un pezzo comparso sull'edizione online del Corriere di ieri.
Ormai, per i grandi media nazionali, sparare cifre a caso sul settore dei giochi sta diventando una sorta di hobby. L'ultimo scempio, una sorta di summa delle solite imprecisioni, è un pezzo comparso sull'edizione online del Corriere di ieri.
Ormai, per i grandi media nazionali, sparare cifre a caso sul settore dei giochi sta diventando una sorta di hobby. L'ultimo scempio, una sorta di summa delle solite imprecisioni, è un pezzo comparso sull'edizione online del Corriere di ieri.
La faccenda comincia a diventare stucchevole. Ogni volta che un quotidiano o una tv nazionale si occupano del gioco in Italia è una sequela di errori – si spera di superficialità – e luoghi comuni. L'ultimo scempio, in ordine di tempo, è un articolo a firma Emanuela di Pasqua, apparso sul Corriere della Sera online di domenica. Ecco tutte le panzane scritte dalla giornalista:
– “Solo tre anni fa le entrate dai giochi avevano già raggiunto i 61 miliardi di euro, qualcosa come il 4% del PIL”
Falso. Così come il successivo passaggio, “il mercato attuale dei giochi pubblici in Italia vale infatti 70 miliardi di euro”. È il solito giochetto: l'autrice del pezzo non sa, o finge di non sapere, che c'è una bella differenza tra raccolta e spesa. Qui si parla di raccolta, ma sappiamo benissimo che la spesa si aggira sui 16-17 miliardi, cioè meno di un quarto della cifra sparata.
– “Il gioco online, cresciuto oggi al 16,3% del mercato dei giochi e completamente incontrollato”
Falso. Facciamo rispettosamente notale alla signora (o signorina, ci perdonerà) Emanuela di Pasqua che da qualche annetto esiste l'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, e che sempre da qualche annetto è stato introdotto un sistema di licenze che prevede requisiti molto rigidi, per non parlare della black list dell'AAMS che conta diverse migliaia di siti non autorizzati oscurati.
– “Le Newslot […] funziona infatti con banconote anche di grosso taglio”
Falso. Lungi da noi voler difendere questo genere di giochi, ma la sedicente giornalista poteva semplicemente digitare quelle tre letterine su Wikipedia. A meno che non si possa considerare di grosso taglio una banconota da 10 euro. Nel qual caso siamo lieti di comunicare a tutti i nostri lettori che tutta la nostra redazione è ricca sfondata.
– Sul poker online: “Parecchi denari italiani che migrano verso altri Paesi, senza la possibilità di essere intercettati dalle casse erariali”
Falso. Lo sanno anche i muri che la tassazione è alla fonte e che quindi non si scappa sotto questo punto di vista. Facciamo finta di credere che la giornalista abbia 'erroneamente' deciso di fare di tutta un'erba un fascio, e di parlare delle poker room cosiddette 'com'? E facciamo finta, va.
– “Circa l’82 per cento dei giocatori si definisce accanito”
Notiamo con piacere che nel giornalismo italiano concetti come 'fact-checking' e citazione delle fonti sono diventati ormai un optional. La signora (o signorina, ci perdonerà-bis) Emanuela di Pasqua potrebbe gentilmente farci sapere quale studio, quale ricerca, quale organizzazione ha stabilito che 8 giocatori su 10 sono praticamente dei ludopati? Grazie.