Poker cash game e casinò online, tre anni compiuti con trend opposti
Il 18 luglio del 2011 il poker cash game ed i casinò games vennero inseriti ufficialmente nel pacchetto dei giochi legali. Un provvedimento che nei primi tre anni ha portato l’intero segmento online a crescere fino a rappresentare, nel 2013, il 15% del mercato dei giochi italiani.
Il 18 luglio del 2011 il poker cash game ed i casinò games vennero inseriti ufficialmente nel pacchetto dei giochi legali. Un provvedimento che nei primi tre anni ha portato l’intero segmento online a crescere fino a rappresentare, nel 2013, il 15% del mercato dei giochi italiani.
Un incremento esponenziale (+38,2 miliardi di euro nei tre anni) che però nasconde due diverse verità. Se il settore dei casinò games sta infatti passando il suo momento migliore, soprattuto grazie alle slots, il poker cash game sta vivendo un trend completamente opposto, perdendo mese dopo mese importanti quote di mercato. Nel primo semestre del 2014 il settore dei casino online ha mostrato una crescita di circa il 9,4% in più rispetto al 2013 (+124,8 milioni di euro).
Il segmento del poker online invece ha registrato numeri da incubo che certificano sia il crollo del poker cash game che quello in modalità torneo, con il primo che fa segnare un pesantissimo calo del 28,3% rispetto al primo semestre dello scorso anno. Si è passato, come si legge su Agimeg, dai 3 miliardi e 70 milioni di un anno fa, agli attuali 2,2 miliardi (un calo del 28,3%). Cifre da disastro assoluto che fotografano purtroppo l’attuale momento di un mercato in crisi chiuso in dei confini territoriali che non permettono possibilità di ripresa.
Ma come si è arrivati a questa situazione? Questa è un pò la domanda che tutti si porgono, soprattutto gli addetti ai lavori ed i tanti grinders che ogni giorno si ritrovano a confrontarsi con un numero sempre minore di giocatori che preferiscono investire i loro soldi nelle slot o nei giochi da tavolo dei casino online. Per il nostro Tiberio ‘Boss’ Redaelli la colpa è tutta degli “innumerevoli errori commessi“.
Il più grande di questi? “La scelta fatta nel 2008 dal monopolio di stato di creare un mercato unicamente italiano. Scelta che se nei primi anni ha funzionato e dato grande impulso al poker.it, ma che negli ultimi ha decisamente influito negativamente sulla liquidità, che mese dopo mese si sta prosciugando“.
Soluzioni? Al momento nessuna, almeno che non si pensi seriamente ad una buona idea per recuperare liquidità’. L’unica potrebbe essere quella si aprire il mercato italiano ad altre nazioni più ricche e pronte ad intercambiare utenti. Questa apertura porterebbe subito dei vantaggi sia allo stato, che con la crescita dei giocatori aumenterebbe le tasse ricevute, che alle poker room, che potrebbero così proporre promozioni e tornei nettamente più ricchi (come succede nelle sale.com).