Molti pokeristi italiani hanno già avuto il piacere di leggere un lungo ed interessante reportage di Internazionale dedicato al complesso mondo del poker. L’autore è Daniele Rielli, che racconta il gioco in maniera davvero dettagliata e ampia.
Molti pokeristi italiani hanno già avuto il piacere di leggere un lungo ed interessante reportage di Internazionale dedicato al complesso mondo del poker. L’autore è Daniele Rielli, che racconta il gioco in maniera davvero dettagliata e ampia.
Molti pokeristi italiani hanno già avuto il piacere di leggere un lungo ed interessante reportage di Internazionale dedicato al complesso mondo del poker. L’autore è Daniele Rielli, che racconta il gioco in maniera davvero dettagliata e ampia.
Sta già facendo il giro dei social network un reportage comparso sulla home page di Internazionale, il sito della famosa rivista fondata a Roma nel 1993. È davvero un piacere per noi segnalarvi questo lavoro del giornalista Daniele Rielli, già noto come scrittore di alcuni libri. Rielli nel suo lungo pezzo riesce a descrivere il mondo del poker a 360° gradi andando a toccare tantissimi aspetti di questo nostro complicato universo. Tutto nasce da una trasferta in Montenegro, per un torneo da due giorni al quale ovviamente prendevano parte molti italiani.
Rielli definisce così il gioco del poker: “L’hold’em è un gioco a strategia interattiva e informazione incompleta. Definizione, questa, oscura ai più, e che significa un discreto numero di cose, per il momento basti dire che dove l’immaginario popolare vorrebbe vincessero il genio, i bluff, le compagnie di bari con il cavallo legato fuori del saloon, la realtà dei professionisti è fatta di pazienza, capacità di gestire il denaro, attendere, lavorare con le statistiche, osservare e applicare strategie a geometria variabile a seconda di chi ci si trova di fronte“.
Ecco cosa serve secondo l’autore per essere bravi a poker: “Piuttosto che un revolver, torna utile aver fatto qualche esame universitario di matematica. Tutte cose che diventano ancora più vere quando si passa al cash game – i tavoli collaterali al torneo dove per tutta la notte si giocano soldi veri – e nel poker online – dove l’importanza della varianza raggiunge i livelli più alti, fino a farsi la legge sovrana che distingue l’attivo economico dal passivo: la differenza tra il poker come professione o come costante prelievo di sangue“.
Potete notare subito la raffinata e colta analisi che fa Rielli. L’inchiesta va avanti e si scropre che lo scrittore si è informato davvero molto per poter presentare il suo pezzo. Si parla approfonditamente di poker online, ma anche di live con le WSOP e il famosissimo Moneymaker effect. Per quanto riguarda le realtà italiane, si parla di Dario Minieri e della famigerata operazione All-in. Il player di riferimento per il giornalista è Andrea Piva, che racconta la sua vita e la sua carriera da giocatore. Si parla poi anche del film Rounders, della pratica dello staking, di ‘fish’ e ‘balene’ (nominando il canadese Guy Laliberte) e di molti altri temi meritevoli. Rielli fa dei paragoni davvero profondi con altre discipline sportive, arricchendo il testo con citazioni superbe.
Il reportage alla fine si chiude con queste parole: “C’è un senso di pulizia, di eleganza, di leggerezza nel modo con cui il giocatore di poker convive con il concetto di probabilità, lasciando larghe parti della vita indefinite, perché ne riconosce l’irriducibile oscurità, senza per questo rinunciare a prendere su di sé l’onere della scelta. È quello il momento in cui tutto sembra ancora possibile, compreso il fatto di essere umani, a patto di accettare il rischio dell’irreversibile e spietata sconfitta“.