PIW intervista Maurizio Musso: “Troppe spese per i tornei. Occorre migliorare i pay out per dare una mano ai giocatori!”

Sono sempre di più i poker pro che si lamentano delle scalette dei pay out proposte dagli organizzatori dei tornei made in Italy. Tra questi c’è anche Maurizio Musso, voglioso di un ritorno ai ‘vecchi’ tornei freezeout. Noi l’abbiamo sentito, ecco cosa ci ha detto…

Sono sempre di più i poker pro che si lamentano delle scalette dei pay out proposte dagli organizzatori dei tornei made in Italy. Tra questi c’è anche Maurizio Musso, voglioso di un ritorno ai ‘vecchi’ tornei freezeout. Noi l’abbiamo sentito, ecco cosa ci ha detto…

 

PIW: Ciao Maurizio, benvenuto su PokerItaliaWeb. Parliamo di poker live italiano e soprattutto di pay out. In questo senso è stato davvero interessante quello che hai scritto sul tuo account di Facebook. Ti andrebbe di chiarire meglio il concetto per tutti i lettori di PIW?

Maurizio: Ciao Giuseppe. Il mio post non è altro che un tentativo per sensibilizzare le organizzazioni più importanti in Italia a portare dei cambiamenti nei format dei tornei, perlomeno nei payout, perché le cose non stanno andando bene. Le lamentele sono continue e alla lunga sarà sempre peggio. Ormai la “moda” in Italia è quella di proporre tornei multiday e multireentry con alti garantiti e tutte le top organizzazioni sono in competizione per accaparrarsi sempre più giocatori  proponendo tornei con garantiti sempre più alti e premi/incentivi di contorno sempre più invitanti.
 
Per abbattere i rischi d’impresa devono necessariamente promuovere tornei con tanti rientri su più giorni che si sviluppano spesso su settimane intere con 5/6 Day1 in cui si giocano 14 livelli (infatti solo il 25% del field riesce a passare) a cui segue un Day2 ed un Final Day ed è facile intuire quali possono essere le spese da sostenere per i giocatori (iscrizione, spostamenti, vitto e alloggio).

I payout di questi tornei, che spesso superano le 1000 entrate, sono assolutamente inadeguati e insufficienti a compensare le spese che questi multi day comportano! Se si vuole continuare con questo trend È ASSOLUTAMENTE NECESSARIO che le scalette premi siano più corte, bilanciate e meno verticali. In poche parole ci vuole una migliore e più equa distribuzione del montepremi, con premi sensibilmente più alti per un numero minore di posizioni premiate: se adesso i payout tendono a premiare il 10% del field, occorre diminuire la percentuale in una forbice che va dal 5% al 7% e alzare tutti i premi dal 4/5 posto fino agli ultimi, così da avere una scaletta premi più meritocratica e sicuramente più equa ad abbattere i costi.

PIW: Sono state davvero tante le polemiche innestate in questi ultimi dai poker pro contrari alle scelte adottate dagli organizzatori degli eventi italiani. Sotto accusa, come nella tua analisi, sono finiti non solo i pay out ma anche strutture, modalità di gioco e montepremi garantiti. Secondo te, quale potrebbe essere la formula giusta per i giocatori?

Maurizio: Molti giocatori criticano i tornei multiday e multireentry e vorrebbero un ritorno ai tornei freezeout, dove tutti sanno esattamente quanto spenderanno e dove i payout sono sicuramente più bilanciati e proporzionali all’investimento. Purtroppo questo “ritorno al passato” difficilmente si realizzerà nel breve periodo perché le organizzazioni offrono quello che la massa chiede e un poker più “tecnico” e selettivo allontanerebbe di fatto il giocatore medio (amatore) che vede i tornei di poker come un’alternativa ad altri giochi di casinò e/o un modo diverso per passare una serata.

A mio modo di vedere non esiste una formula “perfetta” di gioco, il bravo giocatore deve essere in grado di adeguarsi a tutti i format e vincere ugualmente. Anni fa la proposta era fatta soprattutto da tornei freezeout e non c’erano montepremi garantiti, adesso tutto è cambiato ma non bisogna cercare scuse perché chi ha talento, disciplina e capacità tecniche, come vinceva in passato deve continuare a vincere anche adesso nonostante sia sicuramente più difficile. La riforma dei payout però è necessaria proprio perché permetterebbe ai giocatori più bravi di fare profit anche solo andando itm cosa che in questo momento non succede.

PIW: La cosa che più preoccupa è la differenza di numeri tra i tornei organizzati in Italia e quelli che si giocano in giro per il mondo. Mi riferisco per esempio agli eventi organizzati in Spagna, Barcellona su tutti, dove il numero dei partecipanti è sempre altissimo così come il montepremi da distribuire. Come mai, tolto qualche rarissimo caso come l’IPO, non si riesce più ad organizzare qualcosa in grado di arrivare a quei livelli?

Maurizio: Non bisogna dimenticare che l’Italia è stata colpita da una profonda crisi negli ultimi anni. Questo sicuramente ha contribuito a far sì che molti, quelli che prima buttavano soldi nel gioco, adesso non possono più farlo e questo è anche uno dei motivi per cui in Italia ormai vanno solo più tornei a basso costo di iscrizione e sono praticamente scomparsi i tornei superiori ai 500 euro.

All’estero si vive una situazione migliore infatti, i grandi Festival di Poker sono spesso affollati soprattutto in location turistiche e importanti come Barcellona o Las Vegas che offrono diverse attrattive oltre al poker. Ciò nonostante la nostra nazione può comunque vantare un paio di tornei di assoluta importanza (IPO SU TUTTI), che un paio di volte all’anno richiamano parecchi giocatori anche dall’estero e raggiungono montepremi di tutto rispetto.

Maurizio durante un evento
Maurizio durante un evento

PIW: Può aver pesato nella crisi del settore la scelta di colossi come PokerStars di abbandonare il circuito italiano?

Maurizio: Sicuramente il fatto che la poker room con la picca rossa abbia deciso di abbandonare il circuito italiano ha peggiorato di molto la situazione. I loro tornei live garantivano sempre una grande affluenza dovuta anche alla partecipazione dei qualificati online, grazie ai numerosi satelliti che la sala promuoveva per gli eventi live.

PIW: Ultimamente mi è capitato di sentirmi dire spesso, dai pro che intervisto, che non ci sono più stimoli per andare avanti. Alcuni di loro hanno addirittura scelto di fermarsi perché non hanno più voglia, e ne possibilità economiche, di spostarsi con continuità all’estero per giocare eventi degni di nota. Qual è il tuo pensiero in merito?

Maurizio: Il discorso è molto complesso e difficile da sintetizzare in poche righe. Vivere di poker live, soprattutto per i torneisti, è praticamente impossibile a meno che non si abbia la fortuna di shottare un grande evento (tipo Candio, Butteroni, Buonanno e altri) oppure si abbia un solido sponsor alle spalle (cosa che non ha più nessuno in Italia ormai da qualche anno).
 
Fatta questa premessa è chiaro che molti pro/ex-pro che una volta avevano uno sponsor adesso devono affrontare le spese di tasca propria e spesso preferiscono giocare in Italia piuttosto che all’estero per contenere i costi che le trasferte live inevitabilmente comportano oppure si sono spostati sul cash game, disciplina sicuramente meno aleatoria rispetto ai tornei.

Io, per esempio, finché sono stato nel team pro Lottomatica ho sempre giocato tutti gli eventi sia in Italia che all’estero e per parecchi anni mi sono mantenuto con il poker anche piuttosto bene. Adesso che sono “in proprio” preferisco selezionare gli eventi e giocare più vicino a casa anche per dedicare più tempo all’attività di famiglia e ad altre cose che ho trascurato in passato.

Tu hai parlato di mancanza di stimoli, però non penso che molti si siano fermati per quello. Semplicemente sono subentrate altre priorità come la famiglia e un lavoro “normale” ed il poker è rimasto una grande passione da coltivare occasionalmente o nel tempo libero.

PIW: Perfetto, grazie del tuo tempo e alla prossima. Ciao Maurizio!

Maurizio: Grazie a te… un saluto a tutti voi di PIW!

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