Poker cash game a picco in Francia così come in Italia… quando il .eu?
Il terzo trimestre del 2013 fa segnare un dato terrificante, meno 21% rispetto al 2012, per il poker cash game online francese. Cosi come per l’Italia l’online transalpino sta pagando la pesante crisi e l’ostinazione di chi non vuole un mercato comune.
Il terzo trimestre del 2013 fa segnare un dato terrificante, meno 21% rispetto al 2012, per il poker cash game online francese. Cosi come per l’Italia l’online transalpino sta pagando la pesante crisi e l’ostinazione di chi non vuole un mercato comune.
Brutte notizie per il poker online francese, secondo i dati ufficiali dell’Arjel il cash game ha registrato un terzo trimestre 2013 con giocate per poco più un milione di euro, un drammatico calo del 21% rispetto allo stesso periodo del 2012. Questa è la seconda volta di fila che i dati confermano il più grande calo nella raccolta dall’apertura del mercato.
Soltanto il poker in modalità torneo, come per l’Italia, da lievi segni di ripresa con un aumento dell’11% dei biglietti d’ingresso, 352.000.000 di euro contro i 318.000.000 del terzo trimestre 2012. Nonostante il dato, che può essere confortante, il reddito lordo di gioco diminuisce, alla fine del terzo trimestre 2013 sono stati infatti giocati 3.841 milioni di euro, in diminuzione del 17% rispetto al 30 settembre 2012.
Numeri che senza alcun dubbio confermano la pesante crisi di un settore che sta penalizzando purtroppo tutti quei paesi in cui si è deciso di legalizzare il poker territoriale.
Chiudere il bacino di utenza non sembra essere, almeno per il momento, una mossa vincente… anzi le previsioni di fine anno parlano, per il mercato italiano, di un ulteriore calo nonostante l’arrivo del mese di dicembre, culturalmente il mese in cui si gioca, sia online che live, di più.
Già ad ottobre del resto i dati della raccolta raccontavano di un mercato tricolore con una spesa, differenza tra quanto giocato e quanto vinto, in calo di oltre il 31% rispetto ai 16,6 milioni registrati nello stesso mese del 2012.
La soluzione? Difficile da trovare ma l’apertura dei confini nazionali, con un mercato unico europeo, potrebbe essere l’unica attuabile, altrimenti si rischia di rimanere con un paio di poker room in grado di andare avanti e con tantissime altre in crisi nel giro di un paio d’anni.